“Vita, morte e miracoli”, in scena al Teatro della Cometa

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Di Paola Aspri

30x70_VMeM-CometaEssere felici non è facile soprattutto oggi, tra il logorio della vita quotidiana fatta di affanni amorosi e dal difficile rapportarsi al prossimo senza apparire diversi, sopperendo a volte alla pochezza dei mezzi economici. In “Vita, morte e miracoli”, scritto da Lorenzo Gioielli, per la regia di Riccardo Scarafoni, (quest’ultimo ha la duplice possibilità di dirigere ed essere in scena), tutto è svolto in funzione dell’essere felici. Ogni personaggio della pièce fa del suo meglio per arrivare a raggiungere un pezzetto di serenità e contribuire a vivere meglio. La vita, in questo caso, vista dai palchi, quindi come spettatore fa ridere, ma attenti perché la riflessione amara è in agguato. Il riso e sorriso diventano un deterrente per rapportarsi a se stessi in maniera inusuale.  Marco è un uomo intelligente e sarcastico (interpretato da Riccardo Scarafoni) ed è deciso a non cedere al momento poco idilliaco che sta vivendo, perché non è certo da mettersi a ridere quando ci si trova davanti alla possibilità di decesso di un compagno che si ama. Il compagno in questione si chiama Emanuele (Francesco Venditti) ed è in coma. Ilaria (Veruska Rossi), invece ha un passato misterioso e complicato da cui si è liberata in parte, sposando D
ario
(Fabrizio Sabatucci), un uomo solido che non sa cosa sia il pericolo, perché la sua vita è semplice e preferisce che sia così. Il finale è imprevedibile e svela i segreti di tutti, sorprendendo chiunque guardi la pièce con leggerezza e superficialità. In questo caso la fine non è nota, vi lascio con la curiosità di andarlo a vedere. Si replica al Teatro della Cometa fino al 31 gennaio.

“Al Teatro della Cometa: Cattivi Ragazzi”

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Di Paola Aspri

maestro_montanariHo visto uno spettacolo che mi è piaciuto, mi ha soddisfatto dal punto di vista tramatico e recitativo, mi ha trasmesso quel pathos che si ricerca dal teatro, un’emozione che è tuttuno tra lo spettatore e il fruitore del racconto scenico. In “Cattivi Ragazzi”, in scena al Teatro della Cometa fino all’8 novembre si va a scavare in una storia scomoda ma sempre attuale, quella dell’educatore che rimane l’intruso e l’espressione del potere in un carcere minorile, dove solo i pensieri sono espressione di libertà. L’incontro tra Giuseppe Scanna e i ragazzi del carcere è a prima vista uno scontro fatto di malesseri esistenziali e di contrarietà evidenti da parte di ragazzi imprigionati nell’animo e nella fisicità. A interpretare il ruolo dell’insegnante sensibile e attento ad entrare nel mondo sommerso dei suoi allievi è un bravissimo Francesco Montanari, padrone di una recitazione dinamica, implosiva e a tratti esplosiva quando lo richiede il momento. Il Romano, il Milanese, il Napoletano, il Siciliano, Il Nordico, il Libico, e il Romeno sono piccoli uomini che devono scontare la pena di uno sbaglio e hanno tanta rabbia in corpo da far male a chiunque li avvicini. La vicenda scritta e diretta dai bravi Veruska Rossi e Guido Governale, si snoda nel racconto emozionale che s’instaura tra l’insegnante e i ragazzi, fino a diventare un vero e proprio momento di riflessione e di insegnamento per chi guarda la vita fuori dalla propria prigione esistenziale. cattivi-ragazzi-1A tratti lo spettacolo può ricordare la vicenda di “Mary per sempre”, il film del 1989, diretto da Marco Risi, ma è solo uno stereotipo dettato dalla figura dell’educatore, in realtà il ruolo di Francesco Montanari ha poco a che fare con quello di Michele Placido, per il carattere del personaggio che in Montanari è quello di un uomo fragile, anche minato da una piccola menomazione fisica (zoppo), oltre che esistenziale (la morte di un fratello) che lo rende simile nelle fragilità ai suoi interlocutori. Uno spettacolo che potrebbe circuitare nelle scuole a scopo educativo, per far capire che anche chi ha sbagliato può avere un’altra possibilità se ha qualcuno che lo discosta da sentimenti negativi e da cattivi pensieri.

Eccezionali questi giovani attori capaci di essere autentici e darci uno spaccato di esistenza tellurica, vissuta dallo spettatore sul filo del rasoio come fosse una parte di sé nel momento in cui la osserva. Francesco Montanari misura con tatto ed eleganza un carattere di uomo minato nel cuore. Le musiche originali sono Gemitaiz e Frenetik & Orange.  Da vedere.