Su “Netflix” le dieci puntate di “Suburra”, serie tv sulla Roma corrotta, tratto dal libro di Giancarlo De Cataldo

Standard

Ieri ha debuttato su NetflixSuburra”, un’attesissima serie tv che è il prequel del film del 2015, presentato in anteprima al Festival di Venezia e che è una descrizione di Roma piena di corruzione, accordi segreti, piccola criminalità, legami di sangue e una violenza brutale e improvvisa. Come tutte le storie di malavita anche Suburra mescola tra le sue pedine le classiche figure di questo tipo di narrativa.  In evidenza personaggi calcolatori, pazzi furiosi, ricchi, mezze tacche e grandi manovratori si passano il testimone affinché nessuno abbia mai una sola faccia. La realtà è che nessuno è pulito, ma molti sono mossi da forze, risentimenti e sovrastrutture che li schiacciano e che da cui cercano continuamente di fuggire. Questi personaggi sono interessanti perché non sono collocabili. Per esempio Aurelio Adami, che è il Numero 8 della serie è un personaggio che manda avanti la storia, anche se nel peggiore dei modi. Lui non gioca secondo le regole altrui, inoltre ha un rapporto conflittuale con il padre, mette in una brutta situazione la famiglia per scaramucce territoriali e quando tutti gli chiedono di fare un passo indietro preferisce tirare un cazzotto in avanti. Solo la sorella riesce a calmarlo e quel suo sogno di avere un posto tutto suo, da gestire come vuole. Lui vorrebbe qualcuno che gli desse retta e invece lo usano come cane da guardia.

È il classico antieroe che si rode dentro tra carenze affettive e un bisogno eccessivo di dimostrare la propria forza. Poi c’è Alberto Anacleti, detto “Spadino”, un uomo petulante, un guitto che nel suo atteggiamento sprezzante trova una via di fuga dalla famiglia, che lo ingabbia con i suoi rituali. È un personaggio originale e sfaccettato. Inoltre c’è Lele, un borghese con il vizio del proibito, un ragazzo con la voglia del soldo facile, uno che frequenta gli ambienti giusti e che ha alle spalle dei genitori ignari dei suoi magheggi. Lele è interessante perché forse è il più vicino a noi o a qualcuno che conosciamo, quello con le amicizie, sempre in mezzo alla festa, a cui tutti vanno a chiedere un po’ di divertimento per la serata.

Poi c’è Sara Monaschi, interpretata da Claudia Gerini, quella che frequenta i salotti romani, dove girano i soldi e politici, affaristi e monsignori si incontrano per spartirsi la città. La sua è una vita divisa a metà tra un esterno fatto di vestiti costosi e modi gentili e un’anima nera che conosce i peccati e i vizi di ogni pedina del gioco, compresa sé stessa, visto il suo rapporto con Lele, che non è solo il suo agente per le orge. È una che odia sporcarsi, ma che finisce per cadere in scelte sbagliate e che la portano inevitabilmente nel fango. Le puntate sono dieci e i protagonisti sono Alessandro Borghi, Claudia Gerini, Francesco Acquaroli. Tre giovani pronti a tutto per conquistare la città fra scandali, corruzione e sangue.

Michele Placido, Andrea Molaioli, Giuseppe Capotondi alla regia, tratto Suburra, romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini. La serie è ambientata nel 2008 e copre venti giorni: dall’annuncio delle dimissioni del sindaco di Roma al momento in cui diventano esecutive. Poco più di due settimane per chiudere i conti prima che le cose cambino. In realtà nulla cambia perché ci sarà sempre qualcuno che ti dà una mano, nessuno è incorruttibile.

Commenti

Commenti