Il divorzio dei compromessi sposi al Teatro Sala Umberto

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Uno spettacolo indirizzato al grande pubblico e perciò molto efficace: stiamo parlando de Il divorzio dei compromessi sposi, lo spettacolo scritto, diretto ed interpretato da Carlo Buccirosso che, dopo un tournée in giro per l’Italia, finalmente ora è approdato a Roma alla Sala Umberto, per rimanerci fino all’8 gennaio. Come dal titolo, che già è tutto un programma, si tratta di una vera operetta, un rifacimento liberamente tratto dal romanzo di Alessandro Manzoni. Romanzo che, ai tempi della scuola, non sembra sia stato uno dei preferiti di Buccirosso, tanto è vero che se l’è riscritto mettendolo in scena a modo suo. Tantissime, per chi andrà personalmente a vedere questo divertente spettacolo a teatro, le deformazioni: Don Rodrigo, il cattivo interpretato proprio da Buccirosso, è un camorrista napoletano che si è trasferito per fare maggiori affari sul lago di Como, come usuraio per fare estorsioni alla povera gente, con una scorta che gli fa da “banda”, composta da due soli “bravi”, uno napoletano e uno calabrese. Napoletani sono anche Don Abbondio e la sua perpetua, come del resto anche Agnese, madre di Lucia Mondella. La ricostruzione della storia manzoniana ben presto diventa un vero canovaccio di base per le battute ed i doppi sensi di Buccirosso, intervallate da interventi musicali veri e propri, ben 17 brani, sempre più frequenti che vanno dal repertorio partenopeo, come Dicintincello vuje o Tammurriata nera a quello italiano come, ad esempio Il triangolo. L’intreccio, gradevolissimo, si sviluppa con una fedeltà solo parziale al testo originale. Tutti e due i tempi sono molto divertenti, soprattutto quando entra in scena Veronica Mazza, nel ruolo di Agnese, protagonista di gustosi dialoghi con una più che svampita Lucia, e con lo stesso Don Rodrigo, che, vedendola così quasi quasi gli verrebbe voglia di non rapirla più. Le variazioni sul tema non mancano: l’intimazione a Don Abbondio (“Questo matrimonio non s’ha da fare”) non avviene, ad esempio, per strada, come nel romanzo, ma direttamente nella canonica e alla presenza dello stesso Don Rodrigo: il tentativo di matrimonio notturno dei due “promessi” fallisce non per la reazione di Don Abbondio, come dovrebbe essere da romanzo, ma per l’arrivo dei “bravi” che rapiscono Lucia. Ma c’è di più: nasce una passione, non prevista nell’originale, tra Don Rodrigo ed Agnese che si concede alle sue voglie e a quelle dell’uomo, amandosi follemente, pur di proteggere la fuga della propria figlia e di Renzo Tramaglino. Una cosa molto divertente sono i dialetti: il ricorso a diversi accenti italiani rende i dialoghi ancora più avvincenti: si alternano toscano, bergamasco, calabrese, napoletano, emiliano, siculo. Il cast molto ricco, composto anche da valenti ballerini, contribuisce a rendere la scenografia molto suggestiva. Anche il secondo atto non è male: forse appare molto lungo e un po’ noioso perché tutto in siciliano il dialogo fra Don Rodrigo e l’Innominato, per far sì che Lucia, nel frattempo rifugiatasi nel monastero di Monza, possa essere rapita per mano dell’Innominato, per l’appunto. Il-divorzio_Carlo_BuccirossoLo spettacolo seppur lungo scorre via piacevolmente, rasentando le tre ore, ma nessuno sembra accorgersene. La prova di Buccirosso e degli altri attori è validissima, tutti ben compenetrati nei loro ruoli e le prove cantate scelte ad hoc ben si coniugano con quelle recitate. La storia come dal romanzo originale sembrerebbe chiudersi come da romanzo: la notte travagliata dell’Innominato, la sua conversione in presenza del Cardinal Borromeo, interpretato dallo stesso Buccirosso, e la liberazione di Lucia, la peste che colpisce Don Rodrigo. Renzo e Lucia si ritrovano nel Lazzaretto di Milano, dove Buccirosso e gli altri appestati – geniale questa trovata – cantano e ballano al ritmo di Bad di Michael Jackson: così tornati i due al proprio paese, tutto sembrerebbe pronto per celebrare finalmente le tanto attese nozze: ma proprio nel bel mezzo del ritto appare, su un carretto di monatti, Don Rodrigo che, prima di morire, cantando Margherita, la canzone di Cocciante, con parole cambiate, dichiara il suo amore a Lucia, interrompendo la cerimonia. Il sospirare di Lucia alla vista di BuccirossoDon Rodrigo, fa capire al promesso sposo Renzo che la sua promessa non era del tutto insensibile alle avance del signorotto: per questo c’è il “divorzio” dei due “compromessi sposi”. Ad affiancare sul palco Buccirosso, gli ottimi Veronica Mazza (Agnese), Gino Monteleone (Don Abbondio), Claudia Federica Petrella (Lucia), Monica Assante di Tatisso (la perpetua), Peppe Miale (l’Innominato), Antonio Pennarella e Giuseppe Ansaldo (i Bravi)

Uno spettacolo divertente, da vedere, imperdibile, dove si ride dall’inizio alla fine, consigliato proprio per questo clima natalizio. Una storia ironica, intelligente, divertente, di quelle che solo un grande artista come Carlo Buccirosso è in grado di portare in scena.

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