Al Teatro Piccolo Eliseo: Altrove

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Altrove”, in scena in questi giorni al Teatro Piccolo Eliseo è un assunto che ci fa riflettere che ci mette di fronte alle scelte di vivere una vita come vorremmo che fosse, senza rinunciare ai propri sogni e alle proprie aspirazioni anche se impossibili. Le esistenze di tre individui evidenziano l’emarginazione e l’ostracismo a cui sono sottoposti loro malgrado, per la paura e il timore di andare in un altro dove. Qui sono un padre e un figlio a raccontare la loro tragedia quotidiana, il loro barcamenarsi per sopravvivere, specialmente il padre impone con rabbia e finta determinazione l’illegalità del suo vivere, tra spaccio di droga e sentimenti contrastanti. Il figlio è un artista mancato che quando gli altri non lo vedono suona il flauto, il suo sogno proibito che in borgata e nel suo ambiente di squallidi individui diventa un sentimento da femminuccia.

Il padre vorrebbe far compiere una azione violenta al figlio per mantenere il rispetto dei grandi del quartiere, ma il sensibile e silenzioso ragazzo non è d’accordo e si oppone alla logica violenta del branco. Arriva una ragazza bella e straniera che cambierà il corso degli eventi, una figura determinante per le vite di entrambi e che farà fare una scelta drastica per un altro dove. Immaginare un futuro diverso qui è determinante e lo spettacolo lo afferma con forza attraverso i suoi personaggi visionari, reali e contraddittori. Massimo De Lorenzo che vedremo prossimamente nell’ultimo film di Luca Miniero, è bravissimo nell’interpretare un personaggio sgradevole, collerico, ma con un suo bagaglio culturale che conserva nello scrigno dei suoi sogni infranti, affiancato da un convincente Mario Russo, che calca la scena con febbricitante turbolenza come si addice al suo ruolo. Constance Ponti è la figura femminile che fa la differenza, pura e arrendevole, sognante e inopportuna che va a rompere la staticità del luogo e delle parole altrui, bravissima e attenta al suo status di bambina perduta. Il testo decisamente interessante è scritto da Paola Ponti che ne ha curato anche la regia. La scena è un giardino d’infanzia che è il luogo dove si vivono e si disperdono le reali intenzioni e si affermano i propri sogni andando altrove a cercarli. Da vedere. Fino al 27 novembre.

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