“Ostaggi”, in scena al Teatro sala Umberto, porta in scena la sopravvivenza al di là di ogni ragionevole dubbio

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La disperazione di oggi portata in palcoscenico, un teatro denuncia che entra nelle pieghe del tessuto sociale italiano e non solo. Così si presenta “Ostaggi”, scritto e diretto dalla sapiente scrittura e regia di Angelo Longoni che ha voluto mettere in luce le discrepanze del vivere attuale, tra identità diverse, ma accomunate da un unico male comune societario. Il tema è quello di un uomo che rapina un modesto istituto bancario e si rifugia nella panetteria vicina, tenendo in ostaggio dei poveri cristi che sbarcano il lunario come possono. Diverse sono le tipologie di ostaggi che si ritrovano a condividere un momento tragico e inusuale. Il panettiere, l’extracomunitario, l’anziana signora malandata, la donna di strada, sono imprigionati da un ex imprenditore fallito, ma anche fuori dalla panetteria vivono la prigione dell’essere in questa vita. Non resta che far ragionare l’uomo disilluso, il bravo ex imprenditore che ha perso la ragione e sarà proprio la donna che vende il suo corpo a mostragli la via d’uscita per evitare conseguenze spiacevoli.

Un assunto drammatico, ma che sfocia in momenti di divertente ironia, soprattutto nelle esternazioni recitative di Michela Andreozzi, bravissima nel dare vita al suo carattere, vivace, verace e pronto a dire sempre la verità anche se sgradevole. Uno spettacolo dove la coralità è un punto di forza e mette d’accordo tutti gli interpreti. Pietro Genuardi nei panni del panettiere mostra il carattere di un uomo che va avanti nella quotidianità pur con le sue frustrazioni interiori, Silvana Bosi è un’anziana che gioca la carta della moderazione e dell’accondiscendenza per sopravvivere al momento e  nel lungo periodo, Jonis Bascir è un extracomunitario senza permesso di soggiorno che vive allo sbando e parla per citazioni e frasi filosofiche, mentre Gabriele Pignotta è il collerico e fallito imprenditore che fa della sua rabbia una ragione di vita, distruggendo anche le calme apparenti degli altri. Bravissimi tutti nel rendere visibile uno spaccato di verità che fa male, perché ci rende succubi del sistema chiamato società allo sbando. Le scene di Francesco Ghisu sono perfette, è ricostruita una panetteria con dovizia di particolari, il luogo luminoso ed appetibile per chi vive nel buio del proprio stato. Le belle musiche sono di Jonis Bascir e i costumi di Margherita Longoni. La giovane e capace Julie Ciccarelli è assistente alla regia. Da vedere. Si replica fino al 20 novembre.

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