Al Teatro Golden “L’amore migliora la vita”

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Sembra un titolo da film d’epoca, quasi il regista volesse emulare Frank Capra, ma non lasciatevi sviare dalla denominazione dello spettacolo, perché “L’amore migliora la vita”, in scena in questi giorni al Teatro Golden fino al 20 novembre è la vittoria dell’ipocrisia su tutto quello che due coppie di genitori diverse tra loro non avrebbero voluto sapere sui lori figli. Un confronto diretto e senza lasciare nulla al caso di Silvia, Franco, Marco e Anna, sposati e infelici, con estrazioni sociali diverse e mentalità dissimili accomuna da due figli maschi che si amano e denunciano la loro omosessualità mettendo in crisi le vite dei genitori. Silvia e Franco sono una coppia radica chic, lei è una giornalista di moda e lui un violinista, l’altra è composta di Marco un coatto traffichino nell’edilizia, ricco e solido, sua moglie Anna è una casalinga frustrata che vive alle dipendenze del benessere costruito dal marito.lamore-migliora-la-vita1

Tutti e quattro si trovano durante una cena a parlare di Edo e Matteo, i rispettivi figli, appena maggiorenni che scoprono da un’espulsione a scuola e da una soffiata del bidello pettegolo, essere omosessuale. Ovviamente ognuno prende a proprio modo la notizia, il violinista è cinico, ma più anticonformista da vero artista, mentre il ruvido Marco è allibito dalla notizia e perde le staffe con la moglie e con gli altri. Il dialogo porta vivacemente alla rottura di ruoli e di stereotipi, confonde e diffonde argomenti, spiazza chi subisce il danno morale e delude chi di ignoranza vive come i protagonisti, privati della loro normalità e costretti a subire le conseguenze di un fulmine a ciel sereno. Ne viene fuori un vero e proprio ritratto che porta alla luce le rispettive debolezze, coppie che subiscono un appiattimento quotidiano e quello che ne consegue sommando anche il calo del desiderio sessuale.

In questo Edy Angelillo che interpreta la casalinga frustrata è eccezionale, diversifica i momenti attoriali donando a tratti un incipit più isterico del suo ruolo, specialmente quando è tentata dalla scappatella con il violinista, un vorrei ma non posso, che scivola poi nell’ ogni lasciata è persa. In questo assunto scritto e diretto dal bravissimo Angelo Longoni si mischiano le carte e nel caos generato dalla notizia, si perdono di vista le certezze di una vita scialba, i figli mettono i genitori di fronte ad uno specchio e li costringono ad accettare la loro condizione, ma anche a fare i conti con le proprie mancanze di coraggio e di scelte esistenziali.

Giorgio Borghetti nel ruolo di Marco, il ruvido arricchito, è convincente, non mostra sbavature recitative e specialmente nel contraltare con l’altro uomo, uno strepitoso Ettore Bassi, si lancia in momenti esilaranti e di verità assoluta. Elenora Ivone pienamente in parte è una donna che cerca di mediare come può nell’isterismo collettivo generato dalla sorpresa inaspettata, instaurando con l’altra donna una solidarietà femminile che sfocia poi in un momento di leggerezza adolescenziale, tra spinelli e goliardiche esternazioni. Il testo funziona, la regia è perfettamente in linea con una trama che mostra le crepe del vivere e dell’essere moralmente ineccepibili, gli attori sono bravissimi nel lasciarci con l’amara certezza che l’ipocrisia governa tutto il nostro vivere e che i genitori sono meno adulti dei figli che mostrano la loro strada senza avere paura di sbagliare percorso.

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