I Vianella, i cantori della storie romane, ritornano insieme per emozionare il pubblico

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Di Paola Aspri

I Vianella si rimettono insieme, almeno artisticamente. Il famoso duo Edoardo Vianello e Wilma Goich che aveva impazzato negli anni ‘70 con canzoni memorabili come “Semo gente de Borgata” e “Fijo mio” si ricongiunge per i tanti fan che avevano visto sciogliere nel 1978 uno dei gruppi più gettonati della storia della canzone romana.  Lo spettacolo sembra il titolo di un film di Ettore ScolaC’eravamo tanto amati”, invece è il testo di una canzone memorabile “Come pioveva”, cantata dal grande Achille Togliani. Incontriamo Edoardo Vianello durante una pausa delle prove dello spettacolo che si è tenuto al Salone Margherita fino al 20 marzo e a cui seguirà una tournèe estiva con relative date nei più grandi teatri italiani e internazionali.

Edoardo, tu sei stato prima de i “Vianella”, l’autore del disimpegno, perché le tue canzoni memorabili (“Abbronzatissima”, “I Watussi”) uscivano sempre l’estate. Non hanno perso peraltro mai lo smalto di un tempo.

Sai le avevo lucidate molto bene. A parte gli scherzi, queste canzoni rallegravano la maggior parte degli italiani. Era il periodo del boom economico e quindi c’era voglia di una rinascita in tutto anche nei balli e nei motivi trainanti dell’estate.

Lo spettacolo che portate in tournèe racconta molto dei “Vianella”.

E’ uno spaccato della nostra vita artistica e sentimentale, arricchita da tutte le nostre canzoni, sia quelle mie che quelle di Wilma.

Semo Gente de Borgata” ha rappresentato il successo artistico del vostro gruppo. Ma a quale sei più legato tra quelle che avete portato alla ribalta?

Fijo mio”, una canzone che ha scritto Franco Califano insieme ad Amedeo Minghi e che il Califfo ha dedicato alla nascita di nostra figlia. E’ un brano che ci è rimasta nel cuore anche perché oltrettutto è molto bella.

E’ nata da Franco Califano l’idea di questo gruppo.

Si è stato lui a scrivere le nostre canzoni più importanti e soprattutto la sua idea vincente è stata quella di idearle in dialetto romanesco in un momento in cui la canzone romana non godeva di grande popolarità in Italia e invece noi siano riusciti a raccontare storie d’amore in un dialetto fantastico.

Com’è lavorare di nuovo con Wilma Goich?

E’ divertente anche perché Wilma è una persona simpatica e oltretutto è molto brava, C’è una grande soddisfazione quando lavori con i professionisti e tutto diventa più facile.

In diverse occasioni la tua ex moglie ha affermato che sei abbastanza meticoloso e pignolo sul lavoro.

Io sono preciso e rigoroso, credo che quando fai un lavoro così bisogna farlo in questo modo, dando il massimo, anche perché se si comincia ad improvvisare succede sempre qualcosa che non va bene. Voglio che si rispetti quello che ho deciso di fare.

Puoi considerarti un futurista dal momento che tuo padre Alberto Vianello era un poeta futurista.

Il tipo di canzoni che scrivevo negli anni ‘60 avevano un sapore futurista. L’ho scoperto così successivamente di essere innovativo e senza farci caso.

Come si colloca oggi la canzone romana?

Si è un po’ persa anche perché non ci sono stati nuovi sostenitori, si è smarrita come quella napoletana, che ha perso in Pino Daniele un grande rappresentante di quella lingua. E’ un po’ tutta la musica dialettale che sta soffrendo, ma sono convinto che se spunterà un nuovo poeta a rinvigorire la cosa ci sarà una rinascita. Con il dialetto romano si riescono a raccontare meglio le storie, specialmente quando devi metterle in poesia. Il romanesco aiuta con tutte le sue parole tronche ad esprimere vari concetti.

A chi va la simpatia di Edoardo Vianello tra i cantautori moderni?

Io non ascolto, mi piace di più farla la musica. Agli inizi della mia carriera avevo la passione per Domenico Modugno che trovavo fosse un genio della musica italiana. Gli ultimi cantautori mi sfuggono e non riesco a capirli a volo. La mia simpatia va comunque a Tiziano Ferro, mi piace il suo timbro di voce e le sue canzoni.

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