Marta – Il delitto della Sapienza | questa sera in prima tv su Rai 2

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Questa sera su Rai 2 va in onda in prima tv “Marta – Il delitto della Sapienza”, l’ambizioso documentario (in due episodi da 52 minuti ciascuno, trasmesso in un’unica prima serata) su uno dei casi di cronaca che hanno segnato la nostra epoca: l’omicidio di Marta Russo.

Una storia potentissima, un “caso di giustizia kafkiana” (come lo definì l’allora deputato Daniele Capezzone), una ricostruzione basata sulle carte dei processi ma con un chiaro punto di vista: quello della stessa Marta Russo. È infatti la sua stessa voce, attraverso la lettura dei suoi diari segreti mai resi pubblici prima d’ora e messi a disposizione dalla famiglia, ad accompagnare il pubblico tra la storia della sua vita e quella della sua morte. L’obiettivo è mostrare il volto umano della ragazza, chi era davvero, quali erano i suoi sogni e le sue passioni, su tutte l’amore per la scherma. Dribblando la grancassa mediatica e la spettacolarizzazione del dolore che hanno accompagnato il processo. Marta – Il delitto della Sapienza arriva su Rai 2. Sono le 11:42 del 9 maggio 1997. Marta Russo, studentessa di giurisprudenza di 22 anni, sta camminando con l’amica Jolanda Ricci in un vialetto all’interno della Città universitaria della Sapienza di Roma quando è raggiunta alla testa da un proiettile calibro 22, a punta cava. Marta è ferita gravemente e portata d’urgenza al vicino Policlinico Umberto I: muore cinque giorni dopo. Il 19 maggio il perito della Polizia scientifica Giacomo Falso trova tracce di polvere da sparo sul davanzale della finestra dell’aula 6 dell’Istituto di Filosofia del Diritto. Il proiettile che ha ucciso Marta è partito da lì. Ma chi ha sparato e perché? Guglielmo Muntoni, il giudice per le indagini preliminari, emette tre ordini di custodia cautelare per Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, due giovani assistenti di Filosofia del Diritto, e per Francesco Liparota, l’usciere dell’istituto. I loro alibi sono incerti. Il movente è ancora più dubbio: i due, sentendosi superiori alla legge e spinti da una “volontà di potenza”, avrebbero sparato per mettere in atto un delitto perfetto, come in Nodo alla gola di Hitchcock. Un omicidio gratuito, senza movente: è la tesi dei pubblici ministeri Carlo Lasperanza e Italo Ormanni.

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