Priest | questa sera su Rai 4

Standard

Questa sera su Rai 4 va in onda “Priest”, per la regia di Scott Stewart con Mädchen Amick, Pramod Kumar, John Griffin, David Backus, David Bianchi, Jacob HopkinsIn un mondo in cui da sempre si combatte una lotta cruenta tra esseri umani e una particolare forma di vampiri-mostri, che poco hanno di raffinato e molto di animale, la Chiesa è riuscita ad avere la meglio addestrando all’arte del combattimento una legione di preti guerrieri. Grazie a loro è stata finalmente debellata la minaccia infernale. Il prezzo da pagare però è un dominio della Chiesa sulle città-roccaforte e sulle vite di tutti gli abitanti, in quanto protettori ufficiali dal male.Ma senza nemici da combattere è duro il reinserimento nella società per i preti-guerrieri, assillati da incubi e sensi di colpa che affondano le radici nei traumi delle molte battaglie combattute. Solo l’imprevedibile ritorno di una nuova orda di vampiri darà nuovo senso alla loro crociata e nuove preoccupazioni a una chiesa più intenzionata a sostenere di aver debellato la minaccia che a prendere le dovute contromisure.La coppia Scott Stewart-Paul Bettany torna ad occuparsi di cinema che incrocia fantascienza, religione e azione (con in più anche un po’ di horror) dopo il magro risultato di LegionPriest è un frullatone solo blandamente ispirato all’omonimo fumetto sudocoreano, di cui tiene parte dell’ambientazione western, e molto giocato su un campionario di soluzioni e atmosfere che guardano ad altro cinema.L’estetica di Sergio Leone (c’è anche un assalto al treno in corsa come in C’era una volta il West) applicata al dualismo bene/male, il post apocalitico desertico in stile Mad Max per le lande desolate e i malvagi incursori che dominano gran parte del film e il fantascientifico in stile Blade runner per l’affollata e distopica metropoli da cui tutto parte e a cui tutto tornerà, sono solo i più evidenti riferimenti di un frullato che ha però poco di postmoderno e molto di pigro.Stewart cerca l’azione frenetica e l’originalità con alcune curiose ellissi di montaggio e una fotografia giocata sul contrasto oscurità/luce accecante ma ottiene solo stordimento. L’unione di molte mitologie ed estetiche cinematografiche diverse dovrebbe generare un senso nuovo o essere asservita a un’idea di cinema in grado di manipolare abilmente icone e topoi ma qui sembra solo il frutto di una facile soluzione.In Priest tutto è immediato e dimenticabile, dalle motivazioni che spingono i preti-combattenti, alla colpa che martoria il protagonista, agli espedienti che utilizzano per farsi strada tra i vampiri-mostri, fino al piano d’attacco dei malvagi di turno. E alla fine anche il complotto oscurantista di una chiesa politica e vigliacca, sembra una facile opposizione logica (nonchè una ancor più facile e pigra metafora) da giustapporre alla ferrea morale dei preti-combattenti.

Commenti

Commenti