Indiana Jones e il tempio maledetto | questa sera su Rete 4

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Questa sera su Rete 4 va in onda “Indiana Jones e il tempio maledetto”, per la regia di Steven Spielberg con Harrison Ford, Kate Capshaw, Ke Huy Quan, Pat Roach, Dan Aykroyd, Philip Stone, Roshan Seth Il film ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar,In questa seconda avventura (la prima era I predatori dell’arca perduta) l’archeologo Indiana Jones si trova alle prese con la setta dei sanguinari Thugs di salgariana memoria, che commettono nel loro tempio sotterraneo ogni sorta di malvagità. Per quanto nella prima metà il film sia inferiore alle aspettative, nella seconda parte offre trovate spettacolari e ironiche. Il secondo capitolo della saga di Indiana Jones è, rispetto al primo, visivamente più cupo e tetro, ma al contempo più ironico e umoristico, e scivola spesso nel comico puro. Il senso dello spazio grande, vasto, arioso, prevalente nel primo episodio, si capovolge in un senso dello spazio ristretto, chiuso, opprimente. Sono più insistiti i rimandi a film, fumetti e serie tv d’avventura esotica degli anni ’30-’40, soprattutto al cinema di serie B. Non mancano i riferimenti ai generi del cinema classico hollywoodiano (kolossal, commedia sentimentale sofisticata, con le schermaglie amorose tra Indiana e Willie, e il musical, con il numero di Willie nella sequenza d’apertura, con coreografie simili a quelle di Busby Berkeley, esplicitanti un esotismo in stile Broadway). Come per il primo capitolo, siamo ancora di fronte a un’opera autoreferenziale, dalle forme metalinguistiche (il film come opera chiusa e completa in sé, che si riferisce soprattutto alla sua struttura interna): si afferma di nuovo un cinema fatto di movimento, dinamismo, spettacolo. L’insieme dei riferimenti si apre ancora al folklore, all’antropologia, a tradizioni, miti, religioni, occultismo (la dea Kalì, il vudù), anche se i richiami sono sdrammatizzati e l’opera resta sostanzialmente un film d’avventura e insieme una fiaba. Dominano sempre uno sguardo e un’indole ludici, fanciulleschi: l’infanzia s’impone come presenza fondamentale, portatrice di speranza e positività, con Shorty e i bambini del villaggio. Si torna su alcune tracce narrative già presenti nel primo capitolo: la ricerca di una pietra dal valore inestimabile e dalle qualità soprannaturali; la presenza dei quattro elementi naturali; i serpenti, gli insetti, il disgusto che suscitano.

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