Il sesso di Rocco Siffredi diventa CULT al Festival di Venezia

rocco siffredi vanity fair
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Alla Biennale del Cinema di Venezia, Rocco Siffredi presenta nelle Giornate degli Autori un documentario sulla sua vita privata e pubblica.

In una recente intervista su Vanity Fair Rocco Siffredi si mette a nudo, in senso metaforico. Un excursus che va dagli inizi della sua carriera da pornodivo.

La confessione. «Il sesso mi ha “preso” fin da bambino, e non mi ha più mollato. Quando è morta mia madre, venticinque anni fa, sono andato a trovare la sua amica. Mi abbraccia, io piango. Mi stringe, io piango. Ha un abito nero un po’ scollato. All’improvviso il mio corpo è partito. È durato tutto pochi secondi, seguiti da un senso di vergogna enorme. Quando la scopri troppo, la sessualità diventa difficile da gestire. Molte persone la vivono intensamente solo in certe fasi, fino a che la loro vita diventa molto complicata e allora dimenticano, reprimono. Del sesso abbiamo così tanto bisogno per sentirci bene che sentiamo di dovercene disfare il più presto possibile. Ci infastidisce. A Ortona, dove sono nato, alla terza ragazza con cui andavi eri già un poco di buono, uno da evitare. E da lì che parto e arrivo al porno: “Al diavolo tutti. Mi scopo il mondo”. Hai un’energia sessuale che vuole esplodere ogni due minuti ma la tua natura non la puoi cambiare: sei un bravo ragazzo, pieno di valori. La mia vita è stato il tentativo costante di mettere insieme quello che mi hanno insegnato, quello che dentro di me penso sia giusto o sbagliato, e quello che ho deciso di fare nella vita. Sul set sto con cinque donne, è il mio lavoro, torno a casa e sento che qualcosa di sbagliato nei confronti di mia moglie l’ho fatto. Conosco persone che fanno sesso fuori dal matrimonio e non hanno sensi di colpa. Io sono in perenne conflitto con me stesso. Ogni volta che rientro dopo aver girato una scena, Rosza cerca i miei occhi. E ogni volta mi sforzo di capire, nel suo sguardo, se mi ha perdonato o no. Come se mi confessassi. Come da bambino, quando hai bisogno che tua madre ti guardi e ti dica: “È tutto a posto”».rocco siffredi casa siffredi

Mestiere maledetto. «Molti pensano che il porno sia tutto figa e belle donne che fanno tutto ciò che vuoi. Non è proprio così. A volte ti chiedono di fare delle cose che non ti piacciono. In tanti non ce la fanno, parecchi si sono ammazzati. Ero sul set quando è successo: tre volte, ma accade molto più spesso. La pornografia è un mestiere maledetto. Io ho una mia etica, sui miei set non trovi persone obbligate a fare nulla, però con altri succede. C’è chi ti chiama per proporti un lavoro soft, arrivi e ti trovi davanti tutt’altro. O ti va bene o ti buttano fuori e non ti pagano. Come si fanno a girare certe scene estreme? Ti fanno un’epidurale, non senti dolore, niente, poi arrivi a casa e sei lacerata. Non riesci ad avere un’erezione per ore? Tre iniezioni di Caverject e il problema è risolto. E Internet ha peggiorato la situazione, c’è una richiesta enorme di cose assurde, un sesso che nessuno farebbe, ma che però molti vogliono vedere».

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