Al Salone Margherita: “Sei gradi”

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Di Paola Aspri

Giobbe Covatta presenzialista ad oltranza in uno spettacolo dove il legame con il globo terrestre è basilare per raccontarci e raccontare l’evoluzione e l’involuzione umana. “Sei gradi”, scritto insieme alla moglie Paola Catella è un vagheggiamento covattiano che incalza il pubblico con trovate esplicite per carpire la risata.

L’attenzione che la platea riserva allo spettacolo è dovuta più alla bravura dell’interprete, in quanto il testo viaggia sui binari illogici dell’intolleranza. Intolleranza verso tutto ciò che a che fare con il maschio politico. I personaggi politici e quant’altro sono visti sotto forma futuristica da Giobbe, che non perde occasione per sbeffeggiare i caratteri in questione e inventare una trasformazione genetica e mentale dell’essere umano in un lontano futuro che vede la terra surriscaldata dall’aumento delle temperature e dal disagio socio-ambientale. I sei gradi in più porta inevitabilmente all’estinzione umana e Covatta ce lo spiega attraverso un escursus fatto di riferimenti veritieri e confuse dissertazioni che sono alla base della verve comicale dell’artista. Una macchina del tempo lo porterà al 2112 e come fosse un unico sopravvissuto alla guerra epocale terrà una conferenza sui possibili cambiamenti che metteranno a tacere il background culturale e sociale dell’uomo.

I colpi di scena sono diversi e attraverso un vademecum del viaggiatore si possono svelare dei retroscena che sorprendono anche i fan di Covatta, lasciati a tratti senza parole dalla verve esplicita del suo oratore.

In alcuni momenti lo spettacolo prende connotazioni blasfeme che avrebbero potuto essere risolte da una scrittura diversa, meno esplicita nell’invocare il nome di Dio in circostanze non edificanti. La sessualità è poi sviluppata per far ridere su situazioni di genere,  una derisione del corpo umano  che poteva essere evitata dal bravissimo Giobbe. Nulla da dire sulla sua tenuta da palcoscenico, ma l’assunto poteva essere risolto diversamente, raccontando il presente che mi sembra abbia molte cose da dire, fino a quando lo viviamo così intensamente. Si replica al Salone Margherita fino al 1 marzo.

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