Al Teatro Quirino: Modigliani con Marco Bocci e Romina Mondello

Standard

Uno spettacolo intenso dai colori forti come l’anima e le tele di uno dei piu grandi pittori del ‘900, Amedeo Modigliani, morto giovane e con una eredità intellettuale e fisica che pesa ancora oggi sulle nostre coscienze di uomo e di artista.IMG_2033-migliore-bocci-romina

Lui aveva una sensibilità sopra ogni cosa, avulsa dalla realtà, il suo era un sogno continuo che è andato oltre la morte. Il regista e ideatore dello spettacolo, in scena in questi giorni al Teatro Quirino, Angelo Longoni, ha reso omaggio alla figura più rappresentativa del panorama internazionale, lo ha reso umano e generoso, incoerente e frastornato dal suo male interiore, non però un pittore maledetto, ma un uomo che ha vissuto intensamente le emozioni e le sue donne, pietra miliare del suo percorso figurativo. DSC4691-phMarinaAlessiMalato da sempre di tubercolosi, Modigliani era approdato a Parigi come un giovane e attraente Boèhemien, mantenendosi all’inizio con i soldi dei genitori e poi provando a diventare quello che voleva, contro il consumismo artistico che imponeva il background culturale di quegli anni con Picasso in testa, suo nemico da sempre. Longoni ha ceduto a Marco Bocci, star televisiva, ma che proviene dal teatro, il ruolo del bello e del tormentato Modì e Bocci ha esternato con passione una recitazione dinamica, intensa, a volte un po’ troppo impetuosa da sembrare istintiva e naturale, ma nell’insieme ha diretto bene sé stesso nei meandri dell’anima di Modì. L’autore e regista ha costruito intorno al protagonista una tela di donne che sono state gli amori infiniti e unici di Modigliani, dalla prima donna, la prostituta e modella Kiki de Montparnasse, estroversa, autentica, un ciclone di vitalità che ha saputo regalare al pittore un momento di spensieratezza artistica, per arrivare  alla poetessa russa Anna Achmatova, donna colta che aveva saputo prevedere il futuro di Modì mostrandoglielo come su un suo dipinto con i colori e le forme crepuscolari delle sue donne, alla giornalista Beatrice Hastings, sua spina nel fianco, amore passionale e distruttivo, ma molto fisico e per finire la giovanissima Jeanne Hébuterne, un amore che vive oltre la morte, la donna che all’indomani della morte di Amedeo, straziata, si butta dalla finestra del quinto piano, uccidendo con sé anche la creatura che portava in grembo. Romina-Mondello1Uno spettacolo intenso che Longoni ha reso diverso dai soliti, mettendo la raffinatezza e la forma dell’arte sopra ogni cosa, dal primo quadro, costruendo intorno agli attori come una cornice scenica e facendo apparire i personaggi come degli elementi figurativi di una tela del pittore. Su una tenda di frange che preannuncia il palco, dove gli attori si muovono, vengono proiettate immagini dell’epoca e sfondi di una Parigi con la neve, oltre che i quadri più rappresentativi di Modì, creando un percorso parallelo al racconto scenico e alle parole degli attori che si incastrano alla perfezione con la parete di frange che rende il senso del movimento della vita e del cuore dell’artista. Bravissime le attrici tutte in sintonia con la loro diversità caratteriale e di ruolo, da Giulia Carpaneto un’attrice che con il suo personaggio porta il brio dell’esistenza parigina dell’epoca, a Vera Dragone, in parte nel carattere della poetessa russa innamorata del suo pittore e compenetrata nel suo ruolo di moglie, fino alla nervosa e scattante Romina Mondello, perfetta nel rappresentare l’ambiguità e la sensualità forte della cronista, per concludere con Claudia Potenza una donna vissuta all’ombra di Modì, innamorata da sempre del suo artista, con una generosità d’animo che la porta ad annullarsi e ad entrare nel sogno infranto del suo uomo. Le musiche sono di Ryuichi Sakamoto. Da vedere. Si replica fino al 20 marzo.

Commenti

Commenti