“La stagione del Teatro Ghione 2017/18 è da leccarsi i baffi”

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Il Teatro Ghione parte a spron battuto per la stagione 2017/18 sotto lo slogan “Una stagione da leccarsi i baffi”. Ed è proprio il caso di dire che il pubblico di questa bomboniera teatrale potrà deliziarsi con questi piatti sopraffini teatrali. Continua a leggere

La nuova stagione del Teatro dell’Angelo tra graditi ritorni e sorprendenti novità

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Dal 5 al 16 ottobre 2016

Angela Biaggi e Maria Cristina Fioretti in “LIBERE CLAUSURE” di Marina Pizzi con la partecipazione di Eugenia Scotti.

Due visioni della vita si scontrano in un parlatorio benedettino: il cinismo della nostra epoca e la spiritualità e la sua inconsapevole ricerca. Due “clausure” così distanti che possono sfiorarsi, così distanti che inevitabilmente s’intrecciano. In quattro quadri ed un epilogo si snodano la storia di Irma, intrigante immobiliarista cinquantenne senza scrupoli, e di madre Paola coraggiosa e consapevole badessa di un convento quasi in rovina, nel centro della città. Madre Paola per trovare una soluzione concreta per il bene della sua comunità, accetta di incontrare e confrontarsi con Irma e le sue “vantaggiose” proposte, nella speranza di una sistemazione possibile in un nuovo e moderno edificio. Ma la storia va ben oltre ad una semplice transazione…Una sognante e giovane postulante, Benedetta, è testimone partecipe dello snodarsi della vicenda…Un testo che riesce a dare grande spazio anche alla comicità.

Regia di Francesca Satta Flores.

Dal 20 al 30 ottobre 2016

Milena Vukotic e Antonello Avallone in “REGINA MADRE” di Manlio Santanelli.

Terzo anno di strepitosi successi, 120 repliche, dopo essere stato rappresentato a Milano, Torino, Genova, nel Veneto, in Emilia Romagna e nel Lazio, lo spettacolo torna a Roma, per poi ripartire per il Piemonte. Commedia a due personaggi ambientata ai nostri giorni, “Regina Madre” prende le mosse da un classico ‘ritorno a casa’. La storia: Alfredo, grigio cinquantenne segnato dal duplice fallimento di un matrimonio naufragato, che ancora lo coinvolge, e di un’attività giornalistica nella quale non è riuscito ad emergere, un giorno si presenta a casa della madre dichiarandosi deciso a rimanervi per poterla assistere nella malattia. In realtà egli nutre il segreto intento di realizzare uno scoop da cronista senza scrupoli: raccontare gli ultimi mesi e la morte della vecchia signora.

Regia di Antonello Avallone

Dal 10 al 27 novembre 2016

Maurizio Mattioli in “E QUA SO’ IO!… (Un Maurizio di nome Fabrizi)” con Fulvia Lorenzetti

Mattioli interpreta Fabrizi. Reinventa Fabrizi. Diventa lui. Un Fabrizi che racconta se stesso, da cima a fondo, che mette in scena se stesso, attraverso la voce, le movenze e l’aspetto (così affine, peraltro!) dell’unico altro Mastro Titta del nostro teatro. Insomma, un Maurizio di nome Fabrizi. Molto più che una messa a confronto fra due diverse generazioni di teatranti: un omaggio sincero, pieno di colpi di scena (e di scenette), da cui far emergere anche un legame a distanza fatto di immedesimazione, rispetto, riconoscenza, contrasto e passione, con tutti i privilegi e gli oneri che spettano a chi, di Fabrizi, è stato il naturale erede artistico.

Scritto e diretto da Giuseppe Manfridi.

Dal 26 dicembre 2016 al 22 gennaio 2017

Antonello Avallone in “LA BANDA DEGLI ONESTI” di AgeScarpelliAvallone + cast in via di definizione.

Dall’omonimo film del 1956 di Age e Scarpelli, con i grandi Totò e Peppino De Filippo, la divertentissima e poetica versione teatrale di un eccezionale capolavoro di comicità. Tre improbabili falsari alle prese con lo spaccio di una serie di biglietti da “diecimila lire”, quelli che negli anni ’50 venivano affettuosamente chiamati “i lenzuoli”. Uno spaccato della nostra “Italietta” che, piena di speranze, tentava di dimenticare i disastri della guerra alla vigilia del boom economico; un “come eravamo” al contempo comico e deliziosamente malinconico. Uno spettacolo volutamente in bianco e nero, che arriva agli occhi dello spettatore attraverso una gamma minuziosa di colori grigi, piombo, carboncino, antracite, pece…e quant’altro è nella gamma dei film italiani degli anni cinquanta.

Curiosità: prima che divenisse film, il soggetto di Age e Scarpelli era nato per essere rappresentato come testo teatrale con il titolo “La Portineria”. Regia di Antonello Avallone.

Dal 26 gennaio al 12 febbraio 2017

Pippo Franco in “BRANCALEONE e la sua Armata” di Pippo Franco e Gigi Miseferi + cast in via di definizione.

Brancaleone, di ritorno dalla Terra Santa, dove ha combattuto quella che lui definisce la sua ultima battaglia, chiede ospitalità ad un clerico eremita, uomo colto ed esperto cerusico al servizio del Vescovo di Trani. Brancaleone, pur non avendo mai perso il suo senso dell’ironia con cui affronta la sua esasperata esistenza, è in preda ad una crisi suicida: nella sua ultima battaglia si è finto morto per non essere ucciso dai Saraceni ed ora vuole espiare la sua colpa ingerendo un veleno.

Tornato in sé dopo mille peripezie, a Brancaleone viene offerta dal Vescovo la possibilità di formare un’armata e di conquistare il Castello di Bellafonte caduto in mano ai saraceni. Una commedia ricca di azione e di spunti di riflessione che, cavalcando un umorismo, spesso involontario, rappresenta, nel modo più sorprendente possibile, il lato tragicomico dell’esistenza umana. Regia di Giacomo Zito.

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Dal 16 febbraio al 12 marzo 2017

Antonello Avallone e Giuseppe Manfridi in “DELITTO PERFETTO” di Frederick Knott + cast in via di definizione.

Tony Wendice, un ex campione di tennis che ora commercia in articoli sportivi, scopre che la ricca moglie Margot lo tradisce con Mark Halliday, uno scrittore statunitense di romanzi gialli. Wendice decide pertanto di sbarazzarsi della moglie inscenando “un delitto perfetto”, in modo da ereditare a tempo debito la sua piccola fortuna. Per evitare qualunque sospetto a suo carico, Tony, trova in un suo amico con precedenti penali il sicario ideale. Ma il piano, anche se meticolosamente costruito, non andrà per il verso giusto e uno zelante ed intelligente ispettore di Scotland Yard troverà le prove per incolpare il marito-mandante. Rappresentata a Londra nel giugno 1952 e a New York nell’ottobre dello stesso anno, la commedia è pervasa da un’atmosfera di grande tensione, di una suspense costante che coinvolge emotivamente lo spettatore con un gioco continuo di aspettative, di imprevisti, di anticipi e sospensioni. Dal testo teatrale Alfred Hitchcock ne trasse un film di grande successo. Regia di Antonello Avallone.

Dal 15 al 26 marzo 2017

Elena BonelliELENA BONELLI interpreta BRECHT” arrangiamenti, selezione e direzione musicale Cinzia Gangarella.

Elena Bonelli, conosciuta al grande pubblico come l’erede e voce della canzone romana nel mondo, con la sua ultima produzione teatrale sul drammaturgo Bertolt Brecht si avvicina a temi decisamente impegnati e impegnativi e ne offre una chiave di lettura originale, che dà spunti di riflessione sull’attualità di oggi e rende l’opera del poeta godibile e fruibile anche ad un pubblico che meno lo conosce o lo apprezza. Al fortunatissimo debutto del recital al Todi Festival 2015, il pubblico che ha gremito la sala ha straapplaudito Brecht ed il suo nuovo universo così riproposto dall’artista che con versatilità istrionica riesce a regalare personaggi al limite della follia tra ironia, divertimento, malinconie e dolcezze, insomma un turbinio di forti emozioni date da canzoni e brani recitati di enorme impatto. Così la Bonelli, accompagnata dal maestro Cinzia Gangarella al pianoforte e seguita dalla regia di Patrick Rossi Gastaldi, interpreta magistralmente i brani di Brecht e Kurt Weill: da La ballata della vivificante potenza del denaro a quella della schiavitù sessuale, sempre attuali; da Filastrocca popolare che sembra scritta oggi ad Alabama song, sogno di nuova vita dell’emigrazione; da Jacob Apfelbock che accende una luce sui crimini giovanili; a Marie Sanders sull’odio razziale; Mackie Messer il serial killer; la sguattera Jenny dei pirati, ovvero la pazzia, Surabaja Johnny e il fenomeno della prostituzione. Elena Bonelli, dotata di una voce e interpretazione straordinariamente “brechtiana” apre così nuove porte d’accesso al significato dei testi di Brecht, con un inaspettato, quanto originale, accostamento ai fatti della cronaca attuale letti sui giornali del giorno. Così Brecht secco e scarno, diventa una riflessione sociale, un viaggio antropologico attraverso racconti e testimonianze che hanno segnato la storia del mondo.

Regia Patrick Rossi Gastaldi.

Dal 30 marzo al 9 aprile 2017

Antonello Avallone e Maria Cristina Fioretti in “PUGGILI” ovvero “Il boxeur, la moglie e l’allenatore” di Alessandro Canale.

Durante l’incontro per il titolo italiano dei pesi medi, un pugile rivive, attraverso i ricordi del suo sanguigno allenatore Artemio e della giovane e intraprendente moglie Moira, tutte le tappe che lo hanno condotto a quel momento così importante della sua carriera. Dalla palestra frequentata da ragazzino dodicenne, alla sua prima esperienza amorosa, ai conflitti tra le due persone più importanti della sua vita. Infatti i veri pugili sono proprio Artemio e Moira che da più di dieci anni combattono tra di loro nel tentativo di ottenere il potere assoluto su di lui. Un testo mozzafiato, senza un attimo di pausa, dove risalta la bravura dei due interpreti ed una regia di grande atmosfera. Uno spettacolo dai contenuti fondamentalmente drammatici che non rinuncia, grazie a situazioni tragicomiche e ad un coloratissimo dialetto romanesco, a numerosissimi momenti di comicità.

Regia Antonello Avallone.

Dal 4 al 21 maggio 2017

I CANNIBALI-THE CARNAGE” con Max Caprara, Giada Prandi, Veronica Milaneschi.

Mai accettare un invito a cena dai vostri vicini se siete gli ultimi abitanti di un condominio in disfacimento assediato dal degrado, potreste infatti rispecchiarvi nelle reciproche miserie e passare la serata ad accumulare idiozie e magari, come nel nostro caso, andare incontro ad un finale tanto inimmaginabile quanto catastrofico. Questa tragicommedia, che usa la risata per far riflettere e la riflessione come elemento indispensabile della comicità, descrive un pezzo di società occidentale post-borghese a cavallo di un cambio epocale, assediata, da un lato, dal clangore del vuoto dei valori contemporanei e venata, dall’altro, dalle reminiscenze di un età dell’oro, del diritto e dell’etica borghese, ormai irrecuperabili. In questa sferzante tragicommedia tutto passa per lo stomaco con la affannosa voracità di un criceto in gabbia, animaletto che aleggia continuamente durante lo spettacolo grazie proprio alla sua assenza (come tutto del resto: “Questo quartiere brilla per la sua assenza” ) attraverso i suoi elementi essenziali ovvero l’animale da compagnia, che una coppia regala al figlio dell’altra (bambini anch’essi cannibalizzati: “I nostri figli sono il nostro pasto quotidiano”) e la gabbia, quella cioè di un microcosmo di valori-trappola che con la scusa di velocizzare liberare ed emancipare l’essere umano lo hanno sempre più chiuso, stretto, immobilizzato. La commedia assorbe quindi il ritmo di questo animaletto con il suo lesto giochino disperato che lo fa eternamente girare a vuoto sulla sua ruota di plastica, marcando la pièce per la voracità delle battute e per la eterna patetica ed esilarante lotta per esistere, e ci restituisce un’atmosfera densa di riferimenti cronachistici e sociali in cui nulla è ciò che sembra, lasciandoci tra una risata e l’altra come un buco nello stomaco in attesa della promessa cena esotica di là da venire…

Scritto e diretto da Massimiliano Caprara.

Al Teatro Quirino: “Lei è ricca, la sposo e l’ammazzo”

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Di Paola Aspri

Liberamente tratto dal film del 1971 di Elaine May con Walter Matthau, “Lei è ricca, la sposo e l’ammazzo” è stata adattata per il palcoscenico da Mario Scaletta con la regia di Patrick Rossi Gastaldi. L’estro della coppia è stato affidato a Gianfranco Jannuzzo e Debora Caprioglio, che sulla scena riescono a non far rimpiangere i due protagonisti del cult filmico, anche se l’adattamento e le battute si discostano alquanto dall’originale. La vicenda di Orazio Pignatelli, ricco scapolo che si trova sul lastrico per aver dissipato il suo patrimonio in divertimenti e quant’altro, si può accostare all’attualità, ma in più c’è la favola che aleggia su una storia che potrebbe risultare poco romantica e che invece si trasforma in un happy end con tanto di innamoramento del protagonista. Locandina_JannuzzoOrazio si trova a fare i conti con la sua misera condizione e a prendere provvedimenti in poco tempo, sposare una donna ricca con l’aiuto di una sua amica che le presenta Albertina, una imbranata insegnante di entomologia, facilmente irretibile per lo scapolo squattrinato. Ma per far colpo su una benestante bisogna dare fumo negli occhi e Orazio si trova costretto a chiedere ad un mafioso dei soldi in prestito. Le situazioni esilaranti si susseguono sul palcoscenico senza sosta, evocando una commedia di altri tempi senza perdere però lo smalto di un evergreen. Debora Caprioglio nel ruolo di una insegnante goffa e scialba riesce a convincere pienamente, senza eccedere nella caratterizzazione del personaggio, mentre Gianfranco Jannuzzo bravissimo nel personaggio di Orazio, a tratti mette troppa enfasi nel tratteggiare il suo personaggio sviscerando una recitazione da vaudeville, accostandosi ad un Professor Higgins che educa la sua Fair Lady. Molto in parte gli altri attori che fanno da corollario ai due protagonisti. Da menzionare Antonella Piccolo, Antonio Fufaro, Cosimo Coltraro e Claudia Bazzano. La regia di Patrick Rossi Gastaldi è una garanzia per rendere la pièce al meglio delle sue potenzialità, guidando gli attori verso una recitazione fluida e dimamica. Da vedere. Si replica al Teatro Quirino fino al 24 aprile.