“Al Teatro Golden: Sanremo Story”

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Di Paola Aspri

In questi giorni si parla di Sanremo Giovani in vista della kermesse ufficiale di febbraio, quindi mai niente è più attuale che mettere in scena la storia del Festival più chiacchierato e osannato, croce e delizia dei discografici. “Sanremo Story”, in questi giorni al Teatro Golden diventa una vera e propria chicca per gli appassionati della canzone italiana. Con le voci portentose e trasformabili dei “Favete Linguis”, siamo portati per mano verso l’inizio della manifestazione sanremese fino ai nostri giorni, un escursus canoro,  di usi e costumi che ci riporta ai fasti degli anni del boom economico, fino alle crisi dei nostri giorni, attraverso i conduttori, le vallette e i brani che sono diventati sotto la doccia i tormentoni positivi dell’italiano medio. Scritto da Andrea Maia, Vincenzo Sinopoli, Toni Fornari e Augusto Fornari il testo è un perfetto “come eravamo”, avvalorato da filmati d’epoca, impreziositi dalle voci degli interpreti che hanno fatto grande il gruppo ormai storico, nato nel lontano 1996. Stefano Fresi, Emanuela Fresi e Toni Fornari volano sulle soldi ali delle melodie festivaliere, portando copie conformi all’originale e coinvolgendo il pubblico in sala nei motivi che hanno accompagnato la nostra quotidianità. Nilla Pizzi, Adriano Celentano, Fausto Leali, Anna Oxa, Il Volo, Toto Cutugno, Mia Martini sono una parte dei cantanti ricordati dai Favete che non dimenticano e danno un giusto tributo alla memoria storica della nostra nazione. In un’epoca dove tutto diventa superfluo e il passato è messo in un angolo e buttato come una scarpa vecchia, c’è chi lo porta in auge e lo mette a disposizione di chi non lo conosce.

Unica pecca dello spettacolo la scenografia, che avrebbe potuto essere più scarna e meno kitch (i fiori finti potevano essere evitati). Ad accompagnare i “Favete Linguis” un trio musicale perfetto composto da Mimmo Sessa, Cristiana Polegri, Michele Ranieri. La regia di Augusto Fornari è come sempre ineccepibile. Si replica fino al 20 dicembre.

Né Giulietta, né Romeo, opera prima di Veronica Pivetti

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Di Paola Aspri

Né Giulietta, né Romeo” è il primo film da regista di Veronica Pivetti, una storia familiare che coinvolge e si dipana nei conflitti adolescenziali di Rocco, un giovane sedicenne, figlio del nostro tempo,  che cerca attraverso le sue passioni per il suo idolo rock e le condivisioni con i suoi amici di sempre di capire da che parte sta andando. I dubbi e le incertezze che sconvolgono una certa sfera generazionale, sembrano poi appartenere anche alle identità della madre e del padre di Rocco, anche se entrambi (divorziati) hanno una professione e un background culturale elevato. Il padre psicanalista è un eterno peter pan che colleziona storie di breve respiro e la madre cerca di trovare il giusto equilibrio in tutto quello che fa, mettendosi in discussione come giornalista quando deve trattare temi all’indice per la società. L’omofobia, il giudizio lapidario contro chi desidera vivere la propria sessualità senza paletti è qui sviscerato in maniera semplice, senza virtuosismi intellettualistici, quasi fosse un film per la televisione. Probabilmente, Veronica Pivetti. con la lunga militanza nelle fiction si porta dietro quella spontaneità d’azione e immediatezza linguistica che fa parte del piccolo schermo, ma che in questo caso diventa un valore aggiunto per far circuitare il lungometraggio tra le varie età, mettendo tutti d’accordo. Bravissimi tutti, da Andrea Amato, a Carolina Pavone, una Maria spumeggiante con una vivacità espressiva e pittoresca che diventa il punto di riferimento del gruppo di amici ideale. Francesco De Miranda, nel ruolo di Mauri è il paffutello amico, generoso e ignaro dei turbamenti particolari dell’amico Rocco. Pia Engleberth nel ruolo della nonna Amalia è espressione di vitalità e di generosa esternazione di sé, una donna di estrema destra, amante di D’Annunzio e che sarà alla fine più vicina di chiunque altro alle variazioni sentimentali del nipote, entrando ed esponendosi in prima persona in un mondo per lei finora sconosciuto. Bravissima Veronica Pivetti che spadroneggia in un personaggio di mamma presente e ignara delle verità che si andranno a presentare all’improvviso. Corrado Invernizzi è perfetto nel ruolo un antipatico,  saccente e donnaiolo psichiatra.  Il film è in uscita il 19 novembre al cinema ed è stato presentato al Festival di Giffoni 2015 ed inoltre patrocinato e sostenuto da Amnesty International.

Come mai Veronica Pivetti diventa esordiente non più giovanissima?

È un percorso che meditavo da tempo. È vero che è complicato per una della mia età provare da regista e che mi porto dietro un bagaglio di esperienze che scatenerà critiche, ma mi piacciono le sfide e non ne ho paura. Inoltre mi sono concentrata e sono stata innamorata da subito di questo progetto. Sono una persona inquieta, anche se esteriormente appaio come sbarazzina e non mi potevo esimere dal provare qualcosa di diverso, ma sapevo di espormi e di fare un passo lungo e calibrato.

La storia narrata nel film non è generazionalmente distante dalla tua?

Assolutamente no, dentro il racconto filmico ci sono i traumi della mia adolescenza e mi piaceva raccontarlo in commedia perché è l’abito che vesto più volentieri. Questo è un film che spero piaccia ai ragazzi, ma che potrà piacere anche alla mia generazione. C’è molta intransigenza tra i ragazzi e andava evocato anche questo, cercando così di far vedere quanto sia dilagante l’omofobia nella nostra società.

 

Al teatro Golden: "Finché giudice non ci separi"

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Di Paola Aspri

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Augusto Fornari

Va di moda raccontare lo straniamento che comporta la separazione di coppia, soprattutto se vista dalla parte del maschio che ad un tratto si trova a fare i conti con la ‘singletudine’, perdendo una moglie, compagna, mamma e amante. In “Finchè giudice non ci separi” sono quattro gli uomini separati, ognuno con una propria personalità, ma tutti uniti dalla paura di essere soli in un universo che li vede spaesati con il proprio orgoglio ferito. Il testo scritto da Augusto Fornari, Toni Fornari, Vincenzo Sinopoli e Andrea Maia, ha la peculiarità di narrare l’universo virile con eleganza e divertente ironia, mettendo l’accento sulle problematiche di un distacco che provoca traumi psicologici. E’ soprattutto Massimo, interpretato da un funambolico Augusto Fornari ad essere il più penalizzato dei quattro, fustigato da una giudice che gli ha tolto tutto, figlia, moglie e soldi, mettendosi dalla parte offesa femminile. A consolarlo sono i tre amici di sempre, ognuno con una propria situazione regressa e un presente travagliato o che nasconde dietro goliardluca_angeletti_-_copiaiche quotidianità il male di vivere. Nicolas Vaporidis è in un personaggio di uomo libertino, che ha tante donne e passa il suo tempo a rispondere e a chattare con avventure occasionali, tradendo nel corso della storia la sua fama di duro e superficiale e mettendo a nudo la fragilità di uomo solo,  cui manca una moglie. Toni Fornari è invece il classico uomo annoiato, scontato che condivide,  pur essendo separato,  la casa con la ex moglie, non risolvendo mai la sua vita,  preso di mira dai suoi amici che lo giudicano incapace di fare delle scelte.
Poi c’è Luca Angeletti in un carattere che nasconde fino alla fine la sua identità e che svela poi ai suoi amici qualcosa che non si aspetterebbero mai. A vivacizzare ancora di più la messa in scena il ruolo del giudice, interpretato da una conturbante e bravissima Laura Ruocco, una vicina di casa che ha distrutto la vita di Massimo. Dopo un primo tentativo di fargliela pagare, Massimo rimane affascinato dalla giudice e dal racconto della sua esistenza, piena di risvolti inediti e di cose che contrastano con la sua carica. NIcolas-Vaporidis-680x365_cLa Giudice sarà la coscienza dei separati e li metterà di fronte alla propria vita come a uno specchio facendogli cambiare pagina e riflettendo sui propri errori passati. Una commedia brillante, efficace, come i suoi attori capaci di rendere giustizia ad una recitazione corale, dove non esistono barriere e dove l’esistenza scorre senza pregiudizi, trovando nell’amicizia e nella solidarietà tra gli esseri umani un giusto apporto per tirare avanti senza struggersi nel passato. La regia attenta e che lascia spazio agli attori è di Augusto Fornari. Da vedere. Si replica fino al 22 novembre.

“Al Teatro Sistina: 'Vacanze Romane', un sogno che si eternizza”

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Di Paola Aspri

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Vacanze romane” torna dopo 12 anni al Teatro Sistina per tre settimane dal 21 ottobre, con una Serena Autieri più matura, emozionata e con una voglia di sognare ancora una volta su quel palcoscenico che la vide al suo debutto con il ruolo della Principessa Anna, accanto a Massimo Ghini. Ora a dar vita al reporter Gianni Velani, Paolo Conticini, un grande compagno di scena, oltre che umanamente amato da tutti i colleghi della compagnia. La regia questa volta è affidata a Luigi Russo che prende l’eredità del grande Pietro Garinei. La scrittura di Iaia Fiastri rimane la stessa, ma l’arricchimento è stato operato sul gesto e sulle sfumature caratteriali dei personaggi, integrandolo con delle video proiezioni che ricordano i suoi esordi filmici, con la regia di William Wyler.  New entry di questa edizione Fioretta Mari, nella parte della Contessa rigida e poco incline all’anticonformismo, la grande educatrice della Principessa Anna.

Luigi Russo che dirige questa commedia musicale è stato dato il compito di dinamizzare il tutto. “Ci sono delle differenze scenografiche – dichiara Russo – un ritmo più incalzante e una tridimensionalità che nell’edizione di 11 anni fa non c’era. Abbiamo approfondito il gesto e la parola dei personaggi in scena, tanto è vero che si è creata una sinergia con tutti i partecipanti. Si vedrà la differenza, c’è cambiamento”.

A Paolo Conticini che vediamo in questi giorni nel ruolo dell’amato vice questore di “Provaci ancora Prof”,  è stato dato il compito di entrare nelle vesti di un reporter dal cuore tenero che nel film era interpretato da Gregory Peck. “È una responsabilità grandissima fare questo spettacolo – afferma il bel Paolo –  perché è una pietra miliare del teatro italiano. Massimo Ghini questa estate mi ha chiamato dicendomi che era felicissimo che io facessi la parte di Gianni Velani. Sono molto emozionato per il debutto del 21 ottobre e credo che per me sarà una possibilità grandissima. Questo musical  è un sogno e ho sempre desiderato farlo, spero di onorare il nome di  ‘Vacanze Romane’ ”.

Serena Autieri è una Principessa Anna che è stata interpretata dall’amatissima Audvacanze-romane-autieri-conticini-619x376rey Hepburn. “Sono molto emozionata di essere qui dopo 12 anni dal debutto ed è un sogno che si avvera. Avevo lasciato il mio cuore al Teatro Sistina con la speranza di riprendere lo spettacolo, anche perché con Massimo Ghini ho lavorato per due stagioni in maniera eccezionale. Aver lavorato con Iaia Fiastri e con il maestro Armando Trovajoli è stata una grande palestra perché mi hanno insegnato tante cose, compreso Pietro Garinei e Gino Landi. È stata sempre la massima aspirazione di tutti gli attori mettere piede nel tempio del musical capitolino e spero che ancora questo sogno sia per sempre. Per quanto riguarda Paolo, io sono innamorata di questo attore/uomo e ballerino, perché è una persona che si mette in gioco, è un grande lavoratore e le persone così mi piacciono.”

Laura Di Mauro che era nell’edizione di 12 anni fa torna con il personaggio della verace Francesca. “Io sono tornata a casa, cosa volere di più. Il valore aggiunto è che questo spettacolo fa bene al cuore a chi lo fa e a chi lo vede.” Fioretta Mari è la nuova attrice, quella per cui è stato costruito un nuovo ruolo. “Ho finito il Sistina 22 anni fa con Nino Manfredi e a Nino avevo giurato di tornare al Sistina solo per amore. Io amo Serena Autieri perché è una creatura meravigliosa, è stata una mia allieva e sono orgogliosa di dire che iniziamo questa avventura insieme e vedremo il 21 al debutto chi piangerà per prima. Dio benedica sempre questo nostro mestiere.”

“Il meglio di Francesca Reggiani in uno show senza esclusione di colpi”

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Di Paola Aspri

Francesca Reggiani e la sua ironia caustica che arriva dappertutto a vivisezionare con cura le voragini quotidiane della nostra esistenza. La comica de “La tv delle ragazze” e di “Avanzi” è andata in scena lo scorso 3 agosto a Villa Ada nella rassegna “I love comico” e sarà di nuovo il 31 agosto in rassegna con “Francesca Reggiani Show”,  uno spettacolo a trecentosessanta gradi che ripropone pezzi di repertorio come la Gabanelli e Elisabetta Tulliani, moglie di Fini e Carla Bruni. In effetti il video del confronto tra la Tulliani e Carla Bruni, come in una intervista da “Iene”,  nella migliore imitazione della Reggiani, evoca la pochezza intellettuale di entrambe e le risposte scontate e al limite del demenziale di due donne che hanno nel dna l’edonismo a tutti i costi. Non si risparmia la Reggiani sul palco è un kamikaze che colpisce il Sindaco Marino e la sua indolenza nel lasciare allo sbando una capitale, sempre più sommersa da rifiuti e lascivo abbandono.

francesca_reggianiLe donne sono le protagoniste del suo show e quasi sempre le racconta con criticità come si conviene ad una interprete che osserva la realtà che la circonda, per poi portarle sotto l’ala protettiva di una grande mamma che le consiglia per il meglio. Una critica positiva che vorrebbe spingere alcune donne a lasciare la castità a tutti i costi dopo una storia finita, per approdare ad un altro amore. Francesca Reggiani ci esorta a non aver paura degli anni che avanzano e della ciccia in più, di non confrontarsi con l’erba del vicino, di rimanere se stesse e di uscire per incontrarsi e dare la possibilità al destino di lavorare per noi. A volte le sue dissertazioni rischiano di farci perdere il filo del discorso, una prerogativa degli spettacoli della Reggiani, uno sbandamento voluto, per riportarci al  punto di partenza e ricollegarci con la sua morale cinica e beffarda, ma tanto utile a renderci più forti e meno fragili di fronte alle conseguenze della vita.

I suoi monologhi scritti insieme al suo autore, Gianluca Giugliarelli (che fa salire sul palco per fare la  parte dell’uomo divorziato e mazziato), riescono a fare la differenza con tanti altri pezzi comicali di altri colleghi, che puntano più sulla popolarità della battuta facile, tralasciando l’osservazione maniacale della realtà e verità a tutti i costi. Bravissima e sempre al top, ogni volta che vedo un suo spettacolo riesco a ridere di me stessa e delle mie imperfezioni, ovviamente senza arrabbiarmi…

“ I Casamonica, protagonisti del gossip della settimana”

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Di Paola Aspri

Si torna dalle vacanze con tanti buoni propositi, agguerriti più che mai per ottenere quel pezzo di cielo in una terra di nessuno. Avete sentito bene miei cari lettori, ormai abitare in questa terra ci toglie l’appartenenza, quella che dovrebbe farci sentire unici. Troppa gente disparata, gente non integrata per colpa di Stati che se ne fregano di noi e di chi è in cerca di asilo, che specula sulla povera gente e mette a tacere i diritti del più debole. Ma io voglio crederci, anche se tutto crolla intorno a noi, borse oscillanti per colpa della bolla asiatica, Grecia in grande affanno, euro che perde ogni giorno il suo valore, Isis alle porte di Roma, giochi di potere tra i soliti noti, gente che non sa dove andare a sbattere la testa, che non sa mettere il pranzo con la cena, il lavoro sempre più precario e i giovani sempre più demotivati dalle chiacchiere di Renzi e del suo parterre di amici. Ma io non voglio mollare, pensare di essere alla deriva, senza avere più sogni nel cassetto, possiamo farcela e dobbiamo farcela solo se manteniamo la fantasia che è in noi, cercando di non farci deprimere dal circondario.

Tale-e-Quale-Show-su-RaiUnoVogliamo soffermarci sui rotocalchi! Specialmente “Chi” mette in bella mostra i suoi beniamini. Niente da dire per carità, il gossip è sempre un toccasana per il logorio della vita moderna, ma a volte sembra che i personaggi siano sempre gli stessi e riportano alla perfezione uno spaccato di vita da “mulino bianco” che poco a che fare con le notizie catastrofiche dei TG. Carlo Conti che trovo simpatico, oltre che professionale, ha rilasciato una intervista che non dice niente di travolgente. Oltre che fare il papà di Matteo di 18 mesi, Conti è pronto per un’altra edizione di “Tale e quale Show” e per una seconda edizione del Festival di Sanremo sotto la sua conduzione. La colpa però non è di Carlo, ma di chi incalza con le domande e del giornalista che dovrebbe dare brio e conduzione al pezzo. Anche i giornalisti ormai hanno perso il potere della penna, si appiattiscono dietro alla routine e non inventano niente di nuovo. Ragazzi ci dobbiamo credere per favore, le professioni devono animare le passioni. Niente da dire invece su Daria Bignardi, la mia preferita, una giornalista che sa quello che dice e quello che scrive. Leggendo la rubrica di questa settimana sotto la sua firma su “Vanity Fair”,  ho scoperto che la pensa come me sui funerali dei Casamonica.
Non c’è niente di illegale nel fare un funerale alla maniera dei “Soprano”, mettere il corpo di Vittorio Casamonica nella stessa carrozza dove adagiava quello di Totò. Anzi Totò lo avrebbe salutato con un sorriso, perché nella poesia “ ’A livella”, in quel posto diventano tutti uguali e non ci sono classificazioni. Quindi non vedo reato. Come dice Daria Bignardi siamo in una democrazia e non in una dittatura e dentro non vanno i sospettati. casamonica15-757x505Anche Sgarbi dice la sua ed in maniera esemplare, perché Vittorio Casamonica prima di questi funerali, non lo conosceva nessuno e se lo Stato voleva interessarsi di lui lo doveva fare quando era in vita. Una vera e propria pagliacciata aggiungo che rientra in un gossip perfetto che prende il posto di quello dei rotocalchi. I Casamonica diventano così i protagonisti del pettegolezzo da spiaggia e non solo.

 

Carlo Conti e company sono stati superati da un gruppo di romani in un esterno sudista…

“Marina Castelnuovo, la sosia perfetta di Liz Taylor”

Marina Castelnuovo sosia di Liz Taylor che è stata ospite alla casa bianca ed ha avuto un importante ruolo nel sex gate del Presidente Clinton
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Di Paola Aspri

Sosie di tutto il mondo unitevi, ma questo non sembra essere il leit motiv di Marina Castelnuovo, la casalinga di Voghera che ha avuto il suo momento di gloria che ormai dura da 20 anni. Aveva calamitato l’attenzione dei media per la strabiliante somiglianza con la diva Liz Taylor e il Festival di Cannes del 1993 diventò famoso per la caccia all’originale. Oggi la inossidabile Marina non ammette che ci siano copie conformi a lei, lei è l’unica e inimitabile, tanto da aver creato su questa somiglianza leggende e verità che ancora oggi fanno notizia. I suoi incontri con il Primo uomo sulla luna, Buzz Aldrin, il giuggiolone Sylvester Stallone a cui è stata invitata nel suo 50esimo compleanno, ma anche l’incontro con Michael Jackson al Pavarotti & Friends, che la scambiò senza colpo ferire con il suo mito, l’amatissima Liz. e tanti altri aneddoti, sono ghiotti bocconi per chi si nutre di gossippare intenzioni.  Insomma questa Signora ne ha da raccontare e da narrare, più di una qualsiasi velina da strapazzo che tenta l’arrrampicata con il calciatore del momento. Lei la scalata l’ha fatta con furbizia e con la scaltrezza della donna del Nord e con un marito amatissimo che l’ha idolatrata come una diva, seguendola in tutte le sue scorribande da Jet Set e Gotha Mondiale. Oggi la Signora Castelnuovo oltre ad andare a tutte le manifestazioni cinematografiche hollywoodiane e più provinciali, basta che se ne parli, sfodera la sua ultima idea, quella di una linea di gioielli che si ispiri alle parure indossate dalla Liz. Il catalogo è on line e mostra la prosperosa Marina con indosso una imitazione perfetta delle collane e orecchini della Taylor, niente è lasciato al caso è tutto studiato per creare un business niente male, probabilmente in liti esteri, l’Italia ormai i miti li svende ai miglior offerenti. Oltre al film “Io e Liz” sulla sua vita da sosia, la Castelnuovo crea gioielli, scrive libri, ricava un bed and breakfast dalla sua villa di Varese di 500 metri e ogni stanza la investe dell’anima di Liz con tanto di colori e atmosfere. A Villa Liz (www.villaliz.it) si soggiorna con 120 euro a notte, compresa la prima colazione e hai tanti posti da visitare, i laghi e la Svizzera è a due passi.  Insomma questa donna divertente, con una parlantina sciolta che ti confonde amabilmente con estro e energia di chi la sa lunga, probabilmente si inventerà qualche altra cosa, da imprenditrice provetta, anche se lei nega di essere diventata ricca, nonostante le ospitate e le tante apparizioni pubbliche e private.

 

“Il Malato immaginario, in scena al Teatro Tirso De Molina”

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Di Paola Aspri

Molière è stato e continua ad essere compagno di viaggio di tanti registi e autori contemporanei. In questo caso Pietro Romano, attore e regista de “Il malato immaginario” ravviva la tradizione teatrale, non tradendo l’humus del drammaturgo francese, ma lo vivacizza ancor di più permeandolo del dialetto romanesco. Giocosa e divertente messa in scena, accompagnata dall’inventiva attoriale di Nadia Rinaldi che nel ruolo della serva Tonia, immette dinamicità e ludica reminiscenza dialettale. Un palcoscenico dove tutto accade e Argante, malato immaginario da sempre è vittima dell’ambiguità di una moglie interessata ai suoi soldi e di medici che tentano di vendergli una falsa guarigione. Insomma tutto in una cornice ricca di spunti dialettici come si conviene alla Commedia Dialettale Romanesca.  Bisogna però pensare che il teatro visto da questa angolazione ha una sua valenza artistica, ma è certamente proiettata ad un pubblico di tradizione, un po’ datato che conserva nel cuore una “Roma Sparita”. Gli altri spettatori televisivi e fruitori di musical e quant’altro troveranno da ridire per uno spettacolo che resta ancorato ad una esaltazione del passato. Ma Achille Mellini, Direttore Artistico del Teatro Tirso De Molina, non vuole fare torto ai suo abbonati e fedeli estimatori della Sala e ha costruito una programmazione ad hoc per chi vuole ridire senza volgarità e con buoni sentimenti da tramandare ai posteri. Bravissimi tutti gli interpreti da Serena De Siena, una figlia Angelica perfetta nel suo personaggio a Pierre Bresolin a Lucchesi Helis, a Edoardo Camponeschi. Da menzionare Emy Bergamo, una Belina fantastica, perfida e con il giusto fisico del ruolo che duelleggia verbalmente con la Serva Tonia, una splendida e eccezionale Nadia Rinaldi. Non da meno Stefano Antonucci, nella parte del fratello Beraldo.  Si replica fino al 23 novembre.

“Enzo Iacchetti, Direttore Artistico del Salone Margherita con una stagione di risate”

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Di Paola Aspri

Passato glorioso quello del Salone Margherita, quando Ninni Pingitore apriva i battenti al teatro e alla televisione con le sue primedonne e faceva sognare tanti italiani, ingelosendo le mogli che non potevano competere con cotanta bellezza.

Il presente ora è Enzo Iacchetti che coinvolto da Nevio Schiavone, produttore di spettacoli dal vivo tra i più gettonati in Italia, è diventato direttore artistico, promuovendo “Il progetto di rilancio” con

una nuova realtà più comicale. Enzino non tradisce il trascorso di bellezza e umorismo dialettico che contraddistingueva il Teatro di Via Due Macelli.

A spalleggiare le attività del conduttore di “Striscia la notizia”, Demo Mura, attore e autore di televisione di intrattenimento.

Non facendo torto alla verve e all’inventiva del politichese alla maniera di Pingitore, Iacchetti apre la stagione con “La grande risata”, targato Ninni, ma la partenza è avviata per dicembre, prima si darà vita ogni lunedi al Burlesque Cafè che riporta ai fasti del teatro, mettendo in prima linea donne bellissime che vivono atmosfere vintage, tutto questo in collaborazione con il Micca Club.

Tanti sono gli appuntamenti  da godere sotto la lente di ingrandimento di Enzo Iacchetti a cui non sfugge niente, neanche quello di mettere a confronto personaggi noti e meno noti, per rendere variabile ciò che altri reputano impossibile. Tra i noti, Giobbe Covatta con “Sei gradi”, Sasà Salvaggio, comico siciliano che sbarca direttamente da “Striscia la notizia” con “I primi 20 anni”, Francesco Paolantoni e Stefano Sarcinelli con “Il numero uno”, Leonardo Manera con “Segnali di vita”. Non mancano figli d’arte come Giovanni Baglioni che in concerto porterà sul palco musica totalmente avulsa da quella di un padre cantautore e melodico. Tra i meno noti le scemette con “Ci vuole un fisico intelligente”, anche se provengono dal palco di Zelig Cabaret, “I Ditelo voi” con “Komikaze”, direttamente da Made in Sud e da Colorado. Insomma ce n’e per tutti i gusti ed è il caso di dire per ogni palato, proprio perché ad ogni spettacolo è abbinato il virtuosismo culinario di Leonardo Vescera, chef stellato che inventerà un piatto per ogni esibizione artistica. Costi modici, cena abbinata ad uno spettacolo divertente, renderanno più appetibile l’offerta capitolina. Da non dimenticare la formazione, messa in atto dall’incontro del Salone Margherita con “Big J Academy” una scuola dedicata a chi intende specializzarsi nelle arti e professioni radiotelevisive. Il Salone Formazione è un luogo per i giovani talenti che attraverso corsi di recitazione, dizione e regia si metteranno in luce collocandosi nella cornice storica del Salone Margherita. Non è facile tenere testa alle idee di Enzo Iacchetti promotore dei giovani e talentuosi talenti, che una ne fa e cento ne pensa, ma ben vengano persone capaci di osare e investire le proprie risorse economiche per dare lavoro a chi merita. Insomma per un Riccardo Muti che snobba la capitale, lasciando la direzione del Teatro dell’Opera, c’è un nordista che sposa il confuso ma attraente fare spettacolo nella Roma spogliata.

Ecco l’intervista adn Enzo Iacchetti il giorno della presentazione della stagione del Salone Margherita

In “Se tutto va male, divento famoso!”, il coach Gabriele Pignotta ci insegna a cavalcare il successo, senza talento”

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Di Paola Aspri

Diventare famosi non è più un problema in tempo di crisi, basta reinventarsi, approfittando di quello che la televisione offre.  In “Se tutto va male, divento famoso!”, in scena al Teatro Ghione, Gabriele Pignotta, regista e autore del testo, nonché attore,  si cala nei panni di Jacopo perdendo il lavoro in una multinazionale insieme ad altri suoi colleghi. Invece di cercare di reintegrarsi nel vecchio, guarda al nuovo con timore,  ma osando. Decide di partecipare a un talent show e riesce a coinvolgere anche gli scettici ex compagni di lavoro.

L’impresa sarà ardua, anche perché diventare musicisti dal niente e partecipare alle selezioni non è certamente da sottovalutare. Ma alla fine il coraggio verrà premiato e i social network metteranno fine al loro anonimato. Sulla scia della sua opera prima cinematografica, “Ti sposo ma non troppo”, Gabriele Pignotta ritorna a calcare la scena con temi a lui cari, come i social network, tormentone del nostro tempo, caro alla nostra quotidianità con cui possiamo ogni giorno decretare il nostro successo o declino attraverso un selfie o un video rubato.

In questo caso è il rimettersi in gioco a farla da padrone, nonostante i licenziamenti e la mancanza di fiducia nei propri mezzi. Tutto si può fare e Pignotta con una commedia semplice e di buoni sentimenti, fa sorridere, riflettere e uscire dal teatro con la voglia di avere un coach come lui, che sappia fare della nostra vita un motivo di svago e di benessere.

Bravo lui, ma anche Fabio Avaro, suo compagno di viaggio recitativo da sempre, insieme a Cristiana Vaccaro e Siddharta Prestinari, che si prestano senza tentennamenti al gioco verbale del plot e alla dinamicità che si addice allo stile del capocomico.

Aspettiamo con ansia di vedere il secondo film di Pignotta, magari non attingendo da un’altra commedia, ma facendo una nuova sceneggiatura, anche perché la fantasia non gli fa difetto, anzi si esalta tra realtà virtuale e esistenziale. Si replica fino al 9 novembre.