Questa sera su Italia 1 va in onda “Point Break” su Italia 1, per la regia di Ericson Core con Edgar Ramirez, Luke Bracey, Teresa Palmer, Ray Winstone, Delroy Lindo, Matias Varela. La vicenda è quella di Johnny Utah, un nome noto tra gli youtubers appassionati di sport estremi. È famoso per non aver mai avuto paura di nulla e per la tragedia che lo ha colpito e allontanato dal giro. Spinto dalla volontà di entrare nel FBI, per dimostrare le proprie capacità investigative, Johnny ritorna nell’ambiente e riesce a farsi coinvolgere dal gruppo di atleti estremi capeggiato da Bodhi. È convinto che siano loro i responsabili di alcune tra le più spettacolari rapine degli ultimi tempi, così come è convinto di aver intuito il loro piano: portare a compimento le “otto prove di Ozaki”, un percorso verso l’illuminazione spirituale che spinge la sfida fisica oltre gli umani limiti.
Armato solo di una camicia a scacchi, Johnny parte per scalare a mani nude le Angel Falls venezuelane, acchiappare le onde del decennio a Maui e volare in wingsuit dentro il vuoto pneumatico di una lunga sequenza-chiave. Volendo, non ci sarebbe stato niente di grave se un film come questo, pensato per incontrare un pubblico abituato a surfare in rete alla ricerca delle immagini più vertiginose e per soddisfare la volontà di sfoggio del regista “in macchina”, si fosse limitato ad essere un catalogo di imprese mozzafiato, legate tra loro da una corda narrativa semplice e resistente. Invece, il copione contesta in apertura l’esibizionismo al soldo delle multinazionali, della visibilità e della vanità, e alza un’impalcatura destinata a contenere una filosofia eco-zen che non ha però l’abilità di costruire, lasciando ovunque le tracce pesanti e scomode di un evidente scheletro vuoto.
Del film della Bigelow restano solo i nomi dei personaggi: non c’è davvero nient’altro che possa collegare i due Point Break. Là dove tra Keanu Reeves e Patrick Swayze vibrava l’incontro tra gli opposti, con la magnifica ossessione che ne seguiva, qui non c’è vibrazione alcuna, perché Bodhi è tutt’al più un Robin Hood confuso e Johnny non è nessuno.
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