Ailo – Un’avventura tra i ghiacci | questa sera su Sky Cinema Family

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Questa sera su Sky Cinema Family va in onda il film  “Ailo – Un’avventura tra i ghiacci”, per la regia di Guillaume Maidatchevsky con Fabio Volo, Peter Franzén. In Italia al Box Office. Ailo – Un’avventura tra i ghiacci ha incassato 627 mila euro.

La vita della piccola renna Ailo raccontata in sedici mesi e quattro stagioni, dal parto in primavera alla pubertà, attraverso paesaggi incontaminati e primitivi abitati da animali fantastici. E spesso, come scoprirà Ailo, molto pericolosi. Una renna, appena nata, impiega cinque minuti per alzarsi sulle sue zampe, cinque per cominciare a camminare e cinque per imparare a nuotare. Il documentario di Guillaume Maidatchevsky impiega un’ora e un quarto per convincerci che, tutto sommato, la vita di una renna valga un film – e il nostro tempo per starla a guardare. Il film sconta un grande handicap iniziale: le renne, anche da cuccioli, non sono il massimo che si possa desiderare dall’entertainment. Meno tenere dei pinguini, meno epiche dei leoni, meno popolari degli orsi, nell’immaginario spicciolo le renne non sono altro che cervi sovradimensionati dal grosso naso, associati ora alla leggenda di Babbo Natale, ora a inquietanti tradizioni nordiche che le affiderebbero la guida delle anime nell’oltretomba. È perciò nobile il tentativo di Maidatchevsky di restituire al grande pubblico la conoscenza di un animale di cui si sa davvero poco, tentativo messo in atto con tutte le migliori armi del documentarista navigato: riprese ravvicinatissime, lungo studio dei “personaggi”, la scelta di un protagonista – Ailo, appunto – seguito dal parto alla pubertà nel contesto di un ambiente (la Lapponia) che offre scorci naturalistici mozzafiato. Ma la storia, leggermente ripetitiva nei meccanismi (Ailo incontra di un nuovo animale, presentazione dell’animale, avanzamento dell’azione) stenta a ingranare, e anche i paesaggi – la taiga, i fiordi, le piane ghiacciate – si succedono l’un l’altro in un fluido, ma leggermente soporifero, avvicendamento stagionale. E poichè, da documentarista duro e puro, Maidatchevsky rigetta l’idea del film ambientalista a tesi, restano sullo sfondo tanti elementi che pure sarebbero stati d’interesse, primo fra tutti l’impatto dell’uomo su un simile, fragile e incontaminato, ambiente naturale.

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