L’ora nera | questa sera su Rai 4

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Questa sera su Rai 4 va in onda “L’ora nera”, per la regia di Chris Gorak con Emile Hirsch, Olivia Thirlby, Max Minghella, Rachael Taylor, Joel Kinnaman

In Italia al Box Office L’ora nera ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 286 mila euro e 198 mila euro nel primo weekend. Atterrati a Mosca con la prospettiva di vendere un’innovativa applicazione per telefoni cellulari a dei magnati russi, i due giovani programmatori Sean e Ben scoprono che un collega svedese si è appropriato dell’idea e ha concluso l’affare prima di loro. Per consolarsi, decidono di passare la serata in uno dei locali più glamour della capitale, dove stringono amicizia con due turiste americane. Fra una vodka e l’altra, all’improvviso la città viene paralizzata da un gigantesco black out e dal cielo cominciano a scendere degli strani fasci di luce. Una volta toccata la terra, questi bagliori si fanno invisibili e iniziano a disintegrare uno ad uno tutti gli umani che si trovano di fronte, seminando in tutta la città panico e distruzione. L’ora nera: classico b-movie che, in fondo al buio pesto della sua trivialità, rivela qualche scintilla d’ironia e qualche guizzo di intelligenza. Il fatto è che in questa sorta di Blob dell’era digitale e post-comunista, gli alieni non sono neanche più interessati agli umani. Niente masse gelatinose e antropofaghe, né forze extra-terrestri decise a sostituirsi a noi mentre dormiamo. Solo una serie di fasci invisibili sensibili ai conduttori elettromagnetici e interessati a nutrirsi di tutti quegli elementi che alimentano la nostra tecnologia. Per questo la tecnologia è ovunque ne L’ora nera: dalle application per gli smartphone fino a un campo di battaglia finale delimitato da dei telefoni cellulari. Perché solo nel buio della fantascienza per adolescenti più dozzinale si può realizzare un tale nuovo corto circuito fra vecchi immaginari.Lo sa bene Timur Bekmambetov (WantedI guardiani della notte) che, dopo aver riscritto in ipotetica versione orrorifica l’impresa dell’Apollo 18, si conferma produttore di sottogeneri retrospettivi che guardano alla competizione fra sovietici e americani come a un lungo b-movie da drive-in.
In questo nuovo contesto, i mostri diventano quelli che cercano di espropriarci delle nuove tecnologie, contro i quali l’unico rimedio per proteggersi è schermarsi dietro una teca di vetro. O, ancora meglio, dentro un Apple Store.

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