Questa sera va in onda in prima tv “Il sole è anche una stella”, per la regia di Ry Russo-Young con Yara Shahidi, Gbenga Akinnagbe, Charles Melton, Jake Choi, Cathy Shim.
Al Box Office Usa Il sole è anche una stella ha incassato 4,3 milioni di dollari. Natasha, una ragazza di origini giamaicane, è stata espulsa con tutta la sua famiglia dagli Stati Uniti: le resta solo un giorno prima di fare la valigia per tornare nel paese che ha lasciato da bambina, e per quanto si sforzi di trovare una soluzione il trasferimento sembra inevitabile. Ma proprio quando il mondo le sta per crollare addosso, ecco che nella sua ultima giornata americana entra all’improvviso un giovane ragazzo di origini coreane, Daniel, che le stravolge la vita con una promessa: la farà innamorare di lui in sole 24 ore.
Tratto (a solo un mese dall’uscita in libreria: pensarci un po’ di più non avrebbe guastato) dal romanzo “The Sun Is Also a Star” di Nicola Yoon, pubblicato nel 2016, il film di Ry Russo-Young conferma anche una terza tesi: che affidare uno squadrone di droni a una regista di talento non basta a colmare il vuoto lasciato dalla mancanza di un’autentica ispirazione.
Figlia della “scuola Gerwig“, formatasi nei salotti radical sciatti della New York intellettuale del mumblecore, Russo Young si mette qui al servizio di un prodotto per ragazzi che più classico non si può, solo superficialmente interessato al tema delle tensioni razziali, dell’intolleranza e della marginalità cui l’America di Trump condanna i “cittadini di serie B”.
Temi importanti, affrontati con un’ingenuità naive da fotoromanzo etnico, tra dialoghi in-credibili (il doppiaggio italiano, trascuratissimo, non aiuta), personaggi senza dimensioni (il fratello cattivo, il padre apprensivo, gli stessi protagonisti), maldestri inserti patriottici (il drone sulla Statua della Libertà, il ricordo dell’11 settembre in metropolitana) e improbabili incidenti narrativi: folgorato sulla via di Damasco da una coincidenza apparecchiata da uno sceneggiatore senza fantasia, Daniel insegue per New York Natasha, monopolizzando una giornata in cui la ragazza – se fossimo nel mondo reale, se il dramma dell’espulsione fosse trattato con più rispetto – avrebbe certo altro da fare che spassarsela in un karaoke.
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