Aspirante Vedovo | questa sera su Rai Movie

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Questa sera su Rai Movie va in onda il film “Aspirante Vedovo”, per la regia di Massimo Venier con Fabio De Luigi, Luciana Littizzetto, Alessandro Besentini, Francesco Brandi, Clizia Fornasier. In Italia al Box Office Aspirante vedovo ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 4,3 milioni di euro e 1,7 milioni di euro nel primo weekend. Alberto Nardi è un cialtrone velleitario che ha sposato la ricchissima Susanna Almiraghi e ora vive nella sua ombra, cercando di convincerla a finanziare progetti in perdita e imprese fallimentari. Susanna considera il marito “uno gnu gnu” e non perde occasione per umiliarlo e ricordargli la sua condizione di inferiorità. Quando la moglie viene indicata come vittima di un incidente aereo, Alberto intravede la sua occasione di riscatto. Ma come sempre niente va come lui vorrebbe, e il destino, di cui lui stesso è fabbro, continua a ritorcerglisi contro. Il soggetto di Aspirante vedovo è “liberamente tratto” dal film Il vedovo di Dino Risi, i cui sceneggiatori erano Rodolfo Sonego, Fabio Carpi, Sandro Continenza, Dino Verde e lo stesso Risi. Gli sceneggiatori di questo “omaggio” sono invece Ugo Chiti, Michele Pellegrini, Piero Guerrera e il regista Massimo Venier. E ad Alberto Sordi e Franca Valeri subentrano, nei ruoli di Alberto e della moglie (che nell’originale si chiamava Elvira), Fabio De Luigi e Luciana Littizzetto. Una risposta avrebbe potuto essere: per aggiornare al presente certi vizi italici e gettare una luce tragicomica sulla nostra nazione oggi, come Risi aveva fatto con l’Italia di fine anni ’50. Ma Aspirante vedovo perde l’occasione di raccontare Alberto come un prodotto del nostro tempo e di descrivere il presente della crisi come ben più degradato dell’Italietta del boom. Gli accenni ai poteri forti che circondano Alberto – la magistratura, le banche, la Chiesa, l’Europa unita – o alle morti bianche e ai giocattoli tossici peccano di qualunquismo e si mantengono lontani dalla satira politica, limitandosi a buttare là allusioni a un personaggio “talmente stronzo che può diventare premier” e ad un altro che “con quel che deve all’erario, di ponti sullo stretto ne faceva due”.Laddove la sceneggiatura del film di Risi tesseva decine di fili, andando a chiudere ogni parentesi aperta, quella del film di Venier abbandona discorsi a metà e tralascia indizi inutilmente seminati. Sparisce il delizioso rapporto fra Susanna e l’amante di Alberto, sparisce la macchinazione del “colpo” che era un prodigio di regia e scrittura, e il finale diventa un pasticcio inspiegabile, mentre ne Il vedovo era la chiusa perfetta (e naturale) della storia.

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