Al Teatro Manzoni, in scena “Uomini stregati dalla luna”

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Commedia cult che viene riproposta perché diventa un successo di scrittura ineguagliabile. Tanti anni fa Pino Ammendola e Nicola Pistoia scrissero e portarono in scena, interpretandola, questa significativa commedia di costume, dove in una notte di Capodanno i destini di quattro uomini si incontrano con le loro paure e insicurezze, risollevati da una figura femminile che li illude di essere diversi da quello che sono. Oggi a vestire i caratteri di quelli di una volta sono Fabio Avaro, Enzo Casertano, Lallo Circosta e Giuseppe Cantore, sotto l’attenta e precisa regia di Silvio Giordani. Lo spettacolo, in scena in questi giorni al Teatro Manzoni, non fa rimpiangere i suoi esordi illustri (anche un film del 2001 ne sancì il successo). La pièce fa sorridere con una punta di malinconia sui difetti degli uomini che pur diversi nel carattere, cadono vittime delle illusioni, come bambini alle giostre. Pino, Ciccio, Massimo e Nicola sono uomini incastrati in una vita mediocre che all’ultimo dell’anno si ritrovano a fare i conti con la loro esistenza. In una hosteria gestita da Pino e Ciccio, rispettivamente Giuseppe Cantore e Fabio Avaro, succede di tutto e di più, i clienti scarseggiano, annullano le prenotazioni per imprevisti improbabili, fino a quando i due si trovano a passare Capodanno con un cameriere pelandrone e malpagato, un Lallo Circosta in stato di grazia e Nicola arrivato all’hosteria senza la sua fidanzata, lasciato per un altro e con il pianto facile per l’abbandono imprevisto. Quando tutto sembra perduto e l’umore non è alle stelle, arriva Francesca, una ragazza bellissima che finge quello che non è e che si lascia coccolare dagli uomini, divertendosi a giocare con la stupidità maschile. Succede che la situazione non prende la piega sperata e tra spogliarelli improbabili e una finta armonia, la verità viene a galla e Francesca non è poi una ragazza come le altre. La delusione non fa che alimentare il senso di vuoto dei personaggi che ritornano alla triste mediocrità del presente. La commedia ha il pregio tra tanti momenti di risate e esilaranti siparietti di far riflettere. Eccezionali Enzo Casertano e Fabio Avaro, completamente asserviti ai tic e alle manie dei loro ruoli, uomini che si perdono nei sogni e nelle speranze con quell’ingenuità che è un valore aggiunto nella commedia. Bravo anche Giuseppe Cantore, che veste un personaggio, pignolo, un ristoratore che sogna in grande, pur trovandosi nella piccola e triste hosteria. Con il fisico del ruolo, Giulia Rupi, perfetta nel dare vita ad uno spogliarello di emozioni dei caratteri maschili. Da vedere. Si replica fino al 28 gennaio.

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