Al Teatro dell’Angelo “Dallo stornello al rap…e…poi a Brecht”

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Difficile portare in scena la cupa veridicità di Bertold Brecht, ma l’operazione fatta da Elena Bonelli, che si è avvalsa della regia di Marco Mattolini, è riuscita alla perfezione. Ha rischiato non poco la voce della canzone romana e dell’inno nazionale a fare un parallelismo tra il rap, lo stornello per arrivare ad uno dei drammaturghi più ostici e osannati del teatro internazionale, ma il suo sentire i rumori del trascorso come una continuazione del frastuono e confuso oggi, l’ha portata ad evidenziare sulla scena quanto Brecht fosse profetico ed evergreen con il suo evocare i mali e dissesti dell’animo umano. “Dallo Stornello al rap… e… poi a Brecht”, in scena in questi giorni al Teatro dell’Angelo, è una attualizzazione accurata del repertorio Brechtiano.

Ad accompagnare l’interpretazione della Bonelli Cinzia Gangarella al pianoforte, l’altra voce potente di un repertorio che vive tra le comunanze delle due artiste, portate a evocare simbioticamente l’humus brechtiano. Elena Bonelli spazia tra i titoli come “La ballata della vivificante potenza del denaro” a “Quella della schiavitù sessuale”, alla “Filastrocca popolare” ad “Alabama Song”, passando per “La moglie ebrea”, il tutto con le celebri arie di Kurt Weill che la Gangarella ripropone in maniera perfetta, dando un tocco particolare alle tonanti parole della Bonelli presa dal sacro fuoco di Bertold, ma anche da evidenti segnali di inquietudine sociale, evocati da titoli di giornali sulla cronaca nera che sembrano usciti dalle opere del demiurgo tedesco. Sulla scena le artiste sono vestite di nero, non c’è una nota di colore, ma è evidente che ci troviamo di fronte ad una rappresentazione dove l’esistenzialismo la fa da padrone e per quelli che pensavano che Brecht fosse ortodosso, vedendo questo spettacolo si ricrederanno, il suo sentire era molto più semplice, lui osservava e immaginava quello che sarebbe stato, oggi non ci resta che dargli ragione e non prendere le distanze né da lui, né da chi come la Bonelli ha ben raffigurato il suo credo, mettendoci una punta di più energica consapevolezza, perché bisogna provare vergogna di quello che siamo. Si replica fino al 26 marzo.

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