Al Teatro Dè Servi: “Veleno, io di te faccio a meno”

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Di Paola Aspri

Memè e Pepè, una coppia gay che condivide i fallimenti della loro condizione di operatori di bellezza alla deriva.
Il loro salone di bellezza ha chiuso i battenti, i tempi sono cambiati e le loro cure alternative, lozioni e unguenti improbabili, sono fallite come la loro storia d’amore, in bilico tra dubbi e incertezze.
In “Veleno, io di te faccio a meno”, in scena in questi giorni al Teatro dè Servi, il tema della diversità è visto in una evocazione almodovariana, i caratteri in scena sono raffigurati in maniera allegorica, ognuno a suo modo esprime una fisicità eccentrica, mostrando il lato ludico del proprio essere.
In realtà i due conviventi, vivendo in un retrobottega di quello che un tempo era un avviato salone di bellezza, mettono a confronto le proprie delusioni interiori, denunciando un abbandono alla pigrizia fisica e mentale.
Reclusi in uno spazio ristretto, non si decidono a vivere la realtà al di fuori delle quattro mura, sembra quasi in certi momenti di respirare un habitat di una pièce di Annibale Ruccello, se non fosse che la commedia di Roberto D’Alessandro è permeata di ironia e grottesca finzione.
Roberto D’Alessandro e Enzo Casertano sono eccezionali nel rendere visibile i due personaggi, giocano a rimbrottarsi e a mettere in dubbio ogni cosa che pensano o dicono, tra un sorriso e una pungente asserzione condividono il senso tragico del presente, mostrando le debolezze del proprio esistere.
Ogni tanto spezzano la monotonia dei travestimenti con musiche del trascorso, ballando sulle note di un brano che li allaccia romanticamente ed è proprio in quei momenti che la risata sorge spontanea tra il pubblico.
I movimenti goffi e i dialoghi divertenti e spontanei giocano un ruolo fondamentale in alcuni quadri della commedia, fatta di ironia e amarezza come la vita che tende a modificare il suo registro repentinamente.
A dare il tormento a Memè e Pepè un topo che si aggira e che ogni tanto rompe la solitudine dei due con la sua presenza, aggirandosi tra trappole e veleno disseminato per ogni dove con lo scopo di prenderlo nel sacco.
Uno spettacolo con un finale particolarmente divertente che il regista Roberto D’Alessandro ha evocato in video con una terza persona (il bravo Antonio Losito) che diventa l’alter ego di uno dei due, con conseguenti esilaranti. Da vedere. Si replica fino al 10 maggio.

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