Al Teatro Golden “Ritorno al presente”

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Di Paola Aspri

Una rappresentazione corale dove tutti gli attori possono esprimersi non sovrapponendosi, ma regalando una storia di amicizia e ricordi, come un album che sfogliato da vita alle emozioni del passato e spinge a migliorare il presente.
“Ritorno al Presente”, scritto da Andrea Maia. Vincenzo Sinopoli, Toni Fornari e Augusto Fornari, sviscera in 90° minuti una vicenda drammatica, ma che riporta la serenità dimenticata di un tempo che fu.
Filippo ha un malore, perde il senso della realtà e dopo poco dimentica il suo presente e ritorna a diciotto anni prima. Con il pensiero al trascorso chiama a raccolta tutti i suoi amici di un tempo. Andrea, Giuseppe, Pippo e Laura arrivano a casa di Filippo e trovano ad accoglierlo un uomo che ha perso la sua identità attuale, ma che ricorda avidamente attimi di esistenza vissuti insieme, quei goliardici episodi dei ventenni. Pippo, neurologo, lo aiuterà a mettere ordine nella sua testa, ritrovando con il calore dei sentimenti, tra un sorriso e un’amarezza celata il vero Filippo, quello che ha perso di vista la sua umanità, facendosi corrompere dal materialismo e dal soldo facile.
Un gruppo di interpreti che diventa basilare per la riuscita della commedia che si basa su dialoghi attenti alle sfumature caratteriali di ognuno, mostrando l’esuberanza o la finta bonarietà dei caratteri.
Augusto Fornari nel ruolo di Andrea fin dall’inizio della messinscena prende il sopravvento giocando il ruolo dell’ingenuo bambinone, rimasto ancorato al trascorso e vivendo il presente come un fallimento sociale, tra lavori saltuari e imprese imprenditoriali fallite all’istante.
Il suo humour riesce da subito a scalfire l’imbarazzo iniziale del gruppo di ex amici, che si sono divisi per il tradimento di Filippo ai danni di Giuseppe. Augusto Fornari, alias Andrea diventa così l’uomo dell’equilibrio, pur essendo il più danneggiato dalla vita e in questo personaggio riesce a dare il meglio di sé facendo la differenza all’inizio della pièce, quando tutto è ancora da definire. Nicolas Vaporidis è perfetto nella parte del costruttore senza scrupoli, smarrito nel suo passato e inconsapevole della verità, la sua recitazione immediata e non strutturata da modo di entrare pienamente nella contemporaneità e apprezzare così l’immediatezza di un linguaggio corrente. Luca Angeletti si cala in maniera ineccepibile nel ruolo del neurologo, un po’ asettico e risolutivo quando ce n’è bisogno. Elena Di Cioccio, unica donna in scena, deve sgomitare un po’ per mettersi in luce, ma ci riesce pienamente per la sua esuberanza e scoppiettante stravaganza, mettendosi nei panni di un avvocato che mostra un lato di sé inedito, togliendo la scena agli altri, in un momento della pièce, con il suo outing. Un po’ impostato Ruben Rigillo, un Giuseppe astioso, che non perde occasione per incalzare con commenti piccanti Filippo con cui ha un conto in sospeso dalla vita. La regia di Augusto Fornari è ben congegnata e riesce a far decollare una pièce che riporta la serenità dopo tanto malcontento. Da vedere. Si replica fino al 17 maggio.

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