“Al Teatro Salone Margherita: Chiedo Scusa al Signor Gaber”

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Di Paola Aspri

Enzo Iacchetti e la sua voce, Iacchetti e la grande generosità nel darsi su un palcoscenico che non conosce sorprese, almeno per chi come lui a sipario aperto trova il modo di esprimersi a 360° gradi divertendo e divertendosi, come un bambino di fronte alla sua prima volta al luna park.

Iacchetti è tutto questo ed altro e attraverso la mimica, gestualità e il suo crescendo interpretativo dona e da la giusta collocazione e connotazione a quello che fa.

Con “Chiedo scusa al Sig. Gaber”, rinnova dopo tanti anni di repliche di successo, il suo rinnovato amore per un cantautore che ha fatto grande la canzone d’autore,  rimaneggiando a suo modo brani resi celebri dalla verve di un osservatore della realtà.

Non è però una mancanza di rispetto verso il suo mentore, anzi uno dei conduttori simbolo di “Striscia la notizia”, lo rivaluta a suo modo, facendosi accompagnare dalla triestina Witz Orchestra e dal maestro Marcello Franzoso. Tutte le canzoni diventano  un esilarante siparietto sull’attualità di ieri che può essere rapportata ad oggi senza perdere lo smalto del suo swing originale.

La voce potente e stentoria di Enzo diventa una guida considerevole per quanti non conoscono Gaber e lo scempio che Iacchetti introduce sempre nel suo spettacolo cult è una vera e propria iniziazione all’ascolto, quella che si è andata perdendo negli anni, confusi dietro alle mode e alle tendenze. Ora il Iacchetti/Gaber è la tradizione che avanza attraverso l’humus di un uomo di genere, che adatta il suo deflagrante esporsi all’attualità gaberiana.

Così molti brani che avevamo riposto in un angolo del nostro trascorso, riemergono a deliziarsi sotto la godereccia armonia di Iacchetti e i suoi compagni di viaggio.

Canzoni come la “Torpedo Blu”, “Goganga”, “Porta Romana”, “Barbera e Champagne”, “Il Riccardo” diventano uno spasso per chi le ascolta ed il pubblico è trascinato positivamente a collaborare ad un festival della canzone e non solo, inframmezzata da aneddoti di Iacchetti, di inizi faticosi, di canzone bonsai, di giocosi doppi sensi, di a tu per tu con il pubblico, per arricchire una scaletta che già di per sé ha molto da dire, quando c’è un presenziatore che può improvvisare senza sentirsi orfano della propria arte, anzi aumentandone il prestigio con trovate azzeccatissime. Il Salone Margherita,  il luogo di tante belle soubrette introdotte da Pingitore, diventa così il posto ideale per sdoganare la canzone d’autore con la brillante esternazione del suo padrone di casa, che qui si trova a proprio agio e ha trovato il giusto palcoscenico per godere dei suoi successi.  Uno di quegli spettacoli che possono essere rivisti senza essere noiosi, ogni volta sempre nuovi e con un finale che conferma il successo di Iacchetti dopo tanti anni di televisione e di sperimentazione in altro luogo. Da vedere. Si replica fino al 29 marzo.

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