Al Teatro Italia: “La società dei Magna Magna”

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Di Paola Aspri

La sua satira colpisce in musica ogni settimana su “Servizio Pubblico”, programma di Michele Santoro su la 7. Ed è proprio l’irriducibile Michele ad averlo voluto nella sua squadra dopo aver visto in rete il suo video con un milione di wievs su “La società dei magna magna”, una stornellata romana sui vizi e pubbliche virtù del Campidoglio. La Mafia capitale è stata lo spunto più prolifico per Gabriele Pellegrini, in arte Dado per attingere il meglio dalla sua verve musicale ed ecco che in un batter baleno dalla sua stornellata più seguita nasce uno spettacolo con il titolo omonimo (scritto da Dado con Emiliano Luccisano e Marco Terenzi), in scena in questi giorni al Teatro Italia. Dire che Dado è bravo è spendere delle parole dovute ad un grande artista che sul palcoscenico, s’inventa ed inventa tante situazioni fatiscenti che si rifanno alla realtà che ci circonda. Dado parte dalla corruzione romana per una riflessione corale che porta ad evidenziare L’Italia, il dominio mafioso è dappertutto e si manifesta in tante forme non solo politiche, ma anche familiari: i figli si fanno sotto con richieste economiche, la società che impone dei status sbagliati e che siamo obbligati ad abbracciare per non essere isolati dal sistema.

Dado sotto forma di parole e canzoni evoca un mondo che è sotto gli occhi di tutti e che lui reinventa per smuovere la nostra coscienza e allo stesso tempo per farci divertire su dei difetti di fabbrica che l’italiano porta con sé dalla nascita. Non manca niente ne “La società dei Magna Magna”, anche l’ultimo film di James Bond che è girato in questi giorni nella città ed è ben sviscerato da Dado, attraverso le situazioni paradossali che un romano o naturalizzato può incontrare durante la giornata. La fantasia del comico canterino in questo caso si sbizzarrisce e trova spunti notevoli nel raccontare i difetti della città, dove anche l’ambulante riesce a farsi pagare da una produzione che vuole sgomberare il lungotevere da intrusi,  per far sfrecciare la Austin Martin del suo mitico Bond. Le allusioni sessuali non mancano e fanno parte della quotidianità, in bella vista i punti di vista diversi delle classi sociali. Così Dado esalta i vizi e le virtù di diverse realtà sociali su argomenti di dominio pubblico, come l’omosessualità o il rapporto eterosessuale, visto sotto la lente di ingrandimento della piccola, media e alta borghesia. Insomma un panorama variegato della vita che ci passa accanto e che noi distrattamente lasciamo scorrere senza soffermarci su niente. Si ride molto e di gusto e il protagonista di tutto questo si avvale della sua mimica facciale, del suo estro dialettico, accompagnato dalla chitarra, ormai un tutt’uno con il suo essere Dado. In scena tante facce per raccontare e raccontarsi in quasi due ore di spettacolo, dove non si omette niente e tutto è possibile, anche parlare di argomenti scottanti, l’importante è farlo in maniera intelligente e attraverso un gioco dialettico che non tiene il confronto con altri beniamini della piazza romana. Si replica fino al 15 marzo e dal 20 al 22 marzo. Da vedere.

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