“12 baci sulla bocca”: Adriano Pantaleo, vittima sacrificale per un amore proibito

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Di Paola Aspri

Sconvolgente, come le parole e la musica incatenate tra loro dalla tematica. “12 baci sulla bocca”, piace già al suo primo quadro e il merito non è solo del testo, peraltro interessante, costruito sulla struggente realtà di denuncia della diversità, ma soprattutto sulla bravura degli attori assolutamente perfetti nel loro carattere, ognuno a suo modo chiuso dentro la claustrofobica realtà che vivono.

Antonio (Ivan Castiglione), è un guappo partenopeo, gestore di un locale che frutta ben altri traffici, oltre alla ristorazione. Accanto a lui suo fratello Massimo (Andrea Vellotti), abituato da sempre a nascondersi perché l’esistenza di paese, soprattutto quella campana lo costringe a misurarsi con un altro io. A sconvolgere l’esistenza di Massimo arriva Emilio, un giovane omosessuale che non ha niente da perdere, perché sulla sua strada ha trovato innumerevoli ostacoli e non ha paura di misurarsi con la ritrosia apparente degli altri. L’incontro tra i due è subito scontro, Massimo vede il lavapiatti come un intruso pericoloso, ma anche un diversivo intrigante per la sua esistenza piatta fatta di imposizioni, dettate da un fratello che lo vuole sposato, padre di famiglia e impeccabile uomo del sud. Il ristorante diventa il luogo dei baci rubati, degli amplessi proibiti e di una lotta contro il destino che vuole Massimo etero per una società fatta di violenza e soprusi sull’uomo. E’ la legge del fratello più grande a prevalere, quello che decide sbrigativamente della sorte di chiunque intralci la sua ascesa da boss di quartiere e che deciderà anche per il fratello più colto, quello che lui aveva privilegiato sottraendolo dalla strada, facendolo studiare e dedicandogli uno spazio privilegiato, privandolo della parte più vera di sé, scoperta con un lavapiatti senza pregiudizi che ama senza risparmio. Non c’è posto quindi per un amore, soprattutto se diverso e quando questo viene alla luce è la parte più forte a minacciarlo con la sua violenza inaudita. Un finale che lascia il segno e che denuncia un fatto cruento, ma raccontato dal regista Giuseppe Miale Di Mauro, con rispetto assoluto per chi subisce il danno e ne esce come un martire, quasi una visione pittorica caravaggesca che esalta la figura di Emilio, interpretato da un eccezionale Adriano Pantaleo, che evoca attraverso il suo ruolo la debolezza e allo stesso tempo la fermezza di una sua contrastata identità. Il fatto di aver collocato l’intera vicenda negli anni “70”, crea un’unione ideale tra i tumulti sociali e politici di quegli anni fino alla morte di Pasolini e i tumulti del cuore, delle passioni viscerali che portano ad una deflagrazione dell’io come a quelli di piazza di quel trascorso. Presentato all’interno del Teatro Orologio “12 baci sulla bocca”, andato in scena fino all’8 marzo, per poi approdare nel mese in corso sia al Teatro Sanità che a Torino, è presentato dalla Compagnia Nest che aveva portato in scena “Educazione Siberiana” con ottimi risultati di pubblico e critica.  Dire che lo spettacolo è pienamente riuscito è portare una boccata di ossigeno in tanta noia drammaturgica contemporanea. L’assunto di Mario Gelardi è costruito perfettamente, sembra quasi di ascoltare una tragedia greca con una moderna esaltazione dei ritmi musicali e dialettali. Il linguaggio qui adottato non è il forbito napoletano, ma quello dei paesi limitrofi che aggiunge autenticità ad una storia già di per sé realistica. Aznavour, Massimo Ranieri con “Se bruciasse la città”, Fred Mercury sono la colonna sonora di tanti momenti cui le parole non servono, sostituite dai movimenti eloquenti di un’esistenza in movimento.  A completare il cast di attori sublimi oltre a Pantaleo, anche il verace Ivan Castiglione con una fisicità che non lascia dubbi sul suo carattere e Andrea Vellotti, un perfetto indeciso in balia di una sorte che non gli appartiene ma che abbraccia per una società machista. L’augurio è di rivedere “12 baci sulla bocca” in un altro teatro della capitale con una maggiore tenitura, lo meriterebbe a pieni voti.

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