“Al Salone Margherita: I miei primi vent’anni”

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Di Paola Aspri

Al grido di “Hùaaaaa”! entra in palcoscenico e si fa subito riconoscere da tutta la platea.

Il suo divertente e simpatico saluto è una intercalata cara ai telespettatori di “Striscia la notizia” e Sasà Salvaggio insieme a Luca Laurenti si era fatto riconoscere da subito per la mimica siciliana e il suo simpatico contraltare. Oggi il suo incipit palermitano è portato alla ribalta al Salone Margherita e il suo spettacolo, “I miei primi vent’anni”, è un escursus sulla carriera, ma soprattutto sul modo di integrarsi di un siciliano a Milano, non tralasciando i luoghi comuni che fanno sempre breccia sugli spettatori che si riscoprono parte del discorso comicale. Infatti, Sasà, complice un parterre d’eccezione, come il Presidente del Senato, Pietro Grasso e il giudice Giuseppe Ayala, riesce a contraltare simpaticamente sull’importanza di essere palermitano, trovando anche in illustri personalità l’affinità di nascita. Il Siciliano è visto come un itinerante, che si adatta a tutte le situazioni, prendendo la paternità del luogo con tutti i suoi dialetti, al contrario del romano e del napoletano. Secondo Sasà i siciliani hanno la particolarità di ridere degli altri e di loro stessi, un’ironia che li fa unici nel panorama italiano, ma sono anche quelli che durante un evento, si fiondano sul buffet senza rispettare le file, travolgendo i camerieri. Sono anche quelli che Salvaggio mette al primo posto nella classifica dei “mangioni”, persone che durante una crociera “all incluses”, mangiano tutto, escludendo le attività fitness. Insomma incorreggibili confusionari, rumorosi e chiassosi, ma con una grande adattabilità, qualora debbano cambiare destinazione, diventando più nordisti di altri.

Sasà ne sa qualcosa lui è un siciliano trapiantato a Milano e ha percorso in tale città la sua carriera di divertente inventore di storie.

Le storie che racconta sulla scena sono quelle prese dalla realtà, lavorare di fantasia è pressoché inutile, quando si ha a disposizione un’Italia che da un’immagine colorata e fantasiosa. Lo stivale ci riserva anche anomalie sui cognomi che incontrandosi tra di loro danno vita a spassosi controsensi e imbarazzanti rivelazioni e Sasà ci delucida in questo strappando risate. Lo spettatore diventa così un simpatico amico invitato ad una cena dove le portate sono gustose e inducono a fare il bis. Ad allietare il monologo, tre belle e brave ballerine made in Sicily, coadiuvate dalla famosa coreografa Hevelyn Hannack. Il finale con “Dove sta Zazà” è un omaggio a Gabriella Ferri e all’Italia di quegli anni, nonché alla prima donna di Pierfrancesco Pingitore (in sala durante la “prima”), dando vita al clichè del varietà alla Ninni. Da vedere. Fino al 6 marzo.

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